‘Impegni solenni per diritti donne da monitorare come prestazioni economiche’
‘Siamo giustamente fieri della nostra legislazione in materia di violenza sessuale, stalking, maltrattamento, tratta. Però evidentemente, se ancora ieri sera una donna, a San Giovanni Natisone, è stata accoltellata a morte dal marito davanti ai suoi figli di 8 e 5 anni, non abbiamo fatto abbastanza, non abbiamo fatto ciò che andava fatto’. Lo ha detto la senatrice Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali, nella dichiarazione di voto per il Pd sulla ratifica della Convenzione di Istanbul.
‘Condivido l’affermazione – ha proseguito Anna Finocchiaro – che il femminicidio e la violenza sulle donne hanno natura strutturale: strutturale è l’elemento di discriminazione su cui si fondano. Per essere più brutali: le donne si picchiano, si stuprano, si maltrattano, si offendono, si umiliano, si mortificano, in quanto donne, perché si ritiene di operare secondo un naturale dominio su quei corpi, sulla base di una relazione gerarchica che ammette soltanto sottomissione e non libertà. Perché il corpo delle donne è continuamente proposto come luogo di scorreria degli sguardi e del desiderio maschili anche dai media colti di questo Paese, come se si trattasse di un’attrazione pubblica in un Luna Park. Ma oggi l’uccisione di una donna, che rimanda a riti arcaici e a culture primitive, ha in sé l’aspetto della straordinaria modernità della ragione per la quale si uccidono con tanta frequenza le donne italiane: perché le donne italiane sulla propria libertà, autonomia e autodeterminazione hanno costruito uno dei fenomeni più vivi, importanti e vitali della società italiana. E’ dall’incontro tra il primitivismo del possesso e dell’arretratezza culturale con la modernità dell’affermazione del sé delle donne che nasce la gravità della diffusione e della crudezza del femminicidio in Italia, nelle sue diverse forme.
Sbaglieremmo – ha proseguito Anna Finocchiaro – se affrontassimo il fenomeno dal punto di vista penalistico, perché non serve innalzare le pene quando si ha di fronte un problema strutturale. Servono prevenzione, informazione, educazione, affermazione della libertà femminile. Ma c’è una questione politica di primo rilievo: i diritti delle donne sono diritti umani, quindi la loro violazione è violazione di diritti fondamentali e conduce ad una responsabilità del nostro Paese di fronte alle istituzioni internazionali. Questo significa che non basta un quadro normativo adeguato, occorre che l’Italia presti vera attenzione non solo all’applicazione delle norme contro la violenza sulle donne, ma che lo faccia a dimostrazione delle qualità democratiche del Paese. Vanno dunque benissimo la nostra discussione, la ratifica della Convenzione di Istanbul, i provvedimenti che quest’aula affronterà, ma ci vogliono risorse, organizzazione, politiche e verifica delle politiche, serve che gli impegni solenni sul fronte dei diritti vengano verificati con la stessa accuratezza degli impegni economico-finanziari’.

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