La riforma passerà senza fiducia, la minoranza Pd capirà
La riforma può essere ancora migliorata, ma senza metterne in discussione i punti cardine», avverte Andrea Marcucci, presidente della Commissione Cultura e istruzione del Senato. Che si dice fiducioso sui numeri di Palazzo Madama, e scommette: «Sulla riforma della scuola non ci sarà bisogno della fiducia».
Come giudica l`intervento del Garante contro il blocco degli scrutini?
Credo che quella minaccia non andasse fatta, per rispetto verso le famiglie e l`istituzione scuola. Doveroso l`intervento del Garante a porre riparo a un errore.
I sindacati invitano i parlamentari a scendere anche loro in piazza. Un`altra iniziativa anomala?
Per carità, il confronto non è mai sbagliato. Ma non è che siano mancate le occasioni di confronto in Parlamento, con audizioni e dibattiti in commissione e in aula che hanno già contribuito a migliorare il testo. Ho l`impressione che parlare di confronto ora serva più che altro a strumentalizzare, a cercare visibilità.
La riforma ora approda alla Camera, ma è al Senato che ci sono timori sui numeri. La minoranza del Pd minaccia di non votare.
 Io invece sono fiducioso. Sono convinto che le risorse messe in campo per ammodernare e migliorare il sistema scolastico verrà alla fine apprezzato anche dai colleghi che fin qui non hanno ancora approfondito nel merito il testo.
Sta dicendo che anche a Palazzo Madama non servirà la fiducia?
 Questo lo deciderà il governo. Io dico solo che i numeri ci saranno. Poi sui tempi e in base al numero degli emendamenti, potranno essere fatte in seguito altre valutazioni.
Quali sono i punti qualificanti del progetto che giudica irrinunciabili?
Questa riforma stanzia un miliardo sul 2015, e 3 per il prossimo anno. Stabilizza 100mila docenti, e metterà a concorso 60mila posti il prossimo anno. Non è poco. E poi rafforza il ruolo dei dirigenti scolastici, dando contenuto all`autonomia che fin qui non ha funzionato.
Una norma contestata.
Ma è sbagliato parlare di autorità indipendente. Ad esempio i piani di offerta formativa saranno uno strumento collegiale, proprio in virtù di un emendamento passato alla Camera. Poi ci sono i 200 milioni stanziati per il merito, i 500 euro di bonus culturale da poter investire in strumenti di aggiornamento vari. E poi le 200 ore (400 per gli istituti tecnici e professionali) di formazione esterna presso aziende private o fondazione vanno nella direzione tante volte auspicata dell`apertura alla società e al mondo del lavoro. Mi sembra davvero ingeneroso non riconoscere queste novità.
Invece si parla di privatizzazione, anche in riferimento alle detrazione alle scuole paritarie.
Altra polemica ingiusta. Le detrazioni per le paritarie viene incontro al servizio pubblico svolto da questi istituti con uno strumento che trovo intelligente, che sgrava le famiglie da un ingiusto onere senza togliere risorse alla scuola statale. Così come è sbagliatissimo non cogliere l`importanza dell`apertura ai privati anche nei finanziamenti, parlando frettolosamente di scuole di serie A e serie B. A parte che ci sarà il fondo di perequazione, chi può escludere che invece le aziende non scelgano di sostenere proprio le scuole dei quartieri difficili?
Il sindacato, quindi, sbaglia mira?
Invece di guardare avanti sposa – e lo dico con rammarico – una battaglia di retroguardia e di conservazione.
Dicono che Renzi perderà voti.
Io credo invece che man mano che i contenuti saranno conosciuti meglio da docenti, studenti e famiglie i voti li guadagnerà, ne sono convinto.

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