Intervista di Danilo Del Greco – Qui Sette
Iscrizione alla Camera di Commercio con tanto di partita Iva, patentino, certificato di qualita’ e anche cooperative in cui riunirsi per esercitare insieme, nello stesso edificio, la professione piu’ antica del mondo. Ancora: depenalizzazione della prostituzione volontaria e donne impresarie di se stesse.
Ha le idee chiare la senatrice del Pd Maria Spilabotte in fatto di prostituzione. Una materia alla quale ha dedicato la propria attenzione fin dal suo insediamento e per la quale piu’ volte e da piu’ palcoscenici, anche televisivi nazionali, ha ribadito la necessita’ di una urgente regolamentazione.
E ‘ vero – ci ha confermato in un’intervista che la parlamentare frusinate ci ha concesso martedì pomeriggio – per troppo tempo si e’ fatto finta di niente. Ma ora non si puo’ piu’ continuare ad ignorare il problema: i dati parlano chiaro e ci dicono quanto la prostituzione sia una pratica molto diffusa. Pertanto, ritengo che non possa essere più un tabù parlare di questi temi, nella convinzione che il rispetto dei diritti di ciascuno non possa che passare dalla previsione di regole, e che governare un fenomeno, regolamentarlo attraverso leggi idonee e mirate, sia di gran lunga più efficace che proibirlo.

Su quest’ultimo concetto, regolamentare piuttosto che proibire, lei insiste molto…
Lo faccio perche’ sono assolutamente convinta che questa sia l’unica strada perseguibile.
Una regolamentazione in tal senso è necessaria perché non regolamentare o, peggio, proibire, produrrebbe solo una sostanziale indifferenziazione tra libere scelte di autodeterminazione e prostituzione coatta, sfruttata e gestita dalle organizzazioni criminali di tutto il mondo che nel nostro Paese gestiscono la tratta delle donne, soprattutto minori, sfruttandole, soggiogandole, sottoponendole a violenze indicibili attraverso l’impiego della minaccia. Scegliere di non affrontare questo problema significherebbe solo favorire indirettamente la malavita e sarebbe anche un indirizzo contrario rispetto alla strada indicata dall’UE, considerando che il Parlamento europeo, la scorsa settimana, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato una risoluzione sulla lotta al crimine organizzato.

Dunque, la parola d’ordine e’ regolamentare. Quale il punto di partenza?
Il primo passo da compiere e’ andare oltre la Legge Merlin del 1958, quella che aboli’ le case di tolleranza. Si tratta infatti di una normativa ormai obsoleta ed inadatta all’attuale contesto sociale e culturale. Lo scenario e’ mutato radicalmente e quella legge non va piu’ bene. Quindi ne occorre rapidamente un’altra che si cali nella realta’ odierna e che regolamenti nel modo migliore la prostituzione.

Si sta muovendo in questa direzione?
Si, sto gia’ lavorando ad un disegno di legge a cio’ finalizzato. Ma lo sto facendo partendo dal basso. La mia intenzione e’ ascoltare prima tutte le parti interessate e solo dopo scrivere il provvedimento legislativo.

Ci puo’ anticipare qualche aspetto del disegno di legge che ha in mente?
Innanzitutto, come detto, va abolita la Legge Merlin, ormai vecchia di quasi 60 anni e inadatta ai contesti attuali. Al suo posto serve una legge al passo con i tempi, che ripensi ex novo tutta la materia, che non consideri piu’ reato la prostituzione volontaria ma solo cio’ che di illecito e’ ad essa connesso e che parta da un presupposto imprescindibile: una divisione netta tra prostituzione volontaria, che rientra nella sfera della libera e piena disponibilita’ del proprio corpo, e prostituzione coatta dietro la quale ci sono le organizzazioni internazionali dedite alla tratta delle donne, specie minori, i cartelli mafiosi, il malaffare.

Tradotto in pratica, che significa?
Vuol dire che le prostitute che vogliono esercitare liberamente e vogliono vedere riconosciuta la propria professione devono essere messe in condizione di poterlo fare attraverso una regolare iscrizione alla Camera di Commercio, con tanto di apertura di partita Iva, e l’iscrizione ad un albo specifico. Che so, quello delle ‘arti e dei mestieri’. In questo modo le donne che fanno questa libera scelta diventerebbero impresarie di se stesse e potrebbero beneficiare di tutti i diritti e doveri degli altri lavoratori, dal sistema previdenziale alla pensione. E ovviamente pagherebbero le tasse contribuendo al sistema erariale nazionale. Purtroppo, finora lo Stato ha preferito chiudere gli occhi. Adesso pero’ i tempi sono maturi, la societa’ e’ molto piu’ avanti di quanto si possa pensare e in Parlamento c’e stato un profondo rinnovamento generazionale e culturale che rende possibili tali mutamenti.

Tutto cio’ riguarderebbe ogni categoria di ‘lucciola’?
Ovvio. La regolamentazione che ho in mente tocca sia le donne che esercitano in casa sia quelle che lo fanno in strada, senza alcuna distinzione. Magari, soprattutto per queste ultime ma non solo per loro, potrebbe essere previsto una sorta di patentino o di tesserino da esibire alle forze dell’ordine in caso di controlli. Fermi restando la salvaguardia del pubblico decoro e il contrasto agli atti osceni.

E le famose ‘case chiuse’ abolite dalla Legge Merlin? Sarebbe propensa alla loro riapertura?
Quelli cancellati dalla Merlin erano luoghi infelici, vere galere, specie quelle dell’epoca fascista, da cui le donne difficilmente riuscivano ad affrancarsi. E quindi si e’ trattato di un provvedimento condivisibile. Altro discorso sarebbe, oggi, la volonta’ di piu’ donne che liberamente decidono di prostituirsi e di riunirsi, ad esempio, in cooperativa esercitando tutte in una stessa sede. Di questo se ne potrebbe parlare. Fondamentale, come sempre, e’ la mancanza di profitto intorno a questo tipo di operazione commerciale che, su queste basi, non incontrerebbe alcuna contrarieta’.

Per i controlli sanitari cosa prevederebbe la sua legge? Sarebbero obbligatori?
Per me non e’ fondamentale che siano obbligatori o facoltativi. Li riterrei, questo si, auspicabili, dando alle donne la possibilita’ di esibire ai clienti una sorta di certificato di qualita’, un documento che potrebbe vederle favorite rispetto ad altre. Attenzione, pero’, perche’ questo tipo di attestato lo vedrei molto bene anche per gli uomini. Come ritengo fondamentale, per le une e gli altri, l’uso del preservativo.

Capitolo prevenzione…
Qui c’e’ da fare molto, ad iniziare dalle scuole con massicce campagne di informazione e sensibilizzazione. Specie rivolte ai maschi che dovrebbero capire che la donna non e’ un oggetto di possesso e che le diversita’ vanno rispettate e non violentate. E poi misure di sostegno e protezione alle donne che vogliono uscire dal giro, ribellarsi, reintegrarsi.

Ci sara’ da lavorare molto…
Non mi spaventa e lo sto gia’ facendo.

Ne Parlano