di Luigi Zanda
Giovedì il Senato ha approvato a larghissima maggioranza la riforma del nuovo codice degli appalti. Una convergenza così ampia è stata possibile grazie all’ottimo lavoro svolto dalla Commissione lavori pubblici.
Un lavoro proficuo, portato avanti con i chiari obiettivi dell’efficienza e della moralità dei comportamenti degli operatori pubblici e privati. Un lavoro lungo, di ben sei mesi, terminato con un testo che finalmente uniforma le nostre regole su appalti e concessioni a quelle europee.
Segnalo qui solo alcuni passaggi decisivi della riforma. Il meccanismo principale scelto per l’aggiudicazione degli appalti non è più quello del massimo ribasso, ma dell’offerta economicamente più vantaggiosa. 
Viene abbandonata, con effetto immediato, la regola medioevale secondo la quale è il contraente generale a scegliersi il direttore dei lavori delle sue opere. D’ora in avanti, la stazione appaltante e non più l’impresa lo sceglierà all’interno di un Albo costituito presso il Ministero delle infrastrutture, con l’obbligo di un’ampia rotazione dei collaudatori e con il divieto di assegnare una pluralità di incarichi ad uno stesso collaudatore. 
Stessa procedura è prevista per i commissari delle gare d’appalto che saranno individuati, con sorteggio, in una lista costituita presso l’Autorità anticorruzione, alla quale è anche attribuito l’incarico di redigere i bandi e i contratti tipo, così da annullare tutti i rischi di migliaia di bandi di gara oggi redatti dalle stazioni appaltanti senza alcun coordinamento. È stato poi affrontato il delicatissimo tema delle concessioni che, d’ora in avanti, saranno disciplinate con regole e gare di stampo europeo. 
In ultimo, il nuovo Codice interviene con forza nella regolamentazione della fase progettuale, valorizzandola fortemente.
La riforma ha però anche una grande rilevanza politica. Il rafforzamento del processo di coesione politica dell’Europa, passa anche attraverso misure come questa che rendono più integrato, più forte e più attrattivo il mercato del nostro Continente. Le nuove regole sugli appalti assumono un significato molto particolare. 
Ci indicano una strada e ci dicono che solo attraverso una sempre maggiore integrazione le nazioni europee possono trovare la forza di reagire alla crisi e tener testa alla dura competizione di un mondo globalizzato.