di Francesca Puglisi
La scuola ha una funzione determinante. Anche per il cambiamento del nostro Paese.
Come furono i maestri e le maestre a creare davvero l’Italia unita, così saranno loro, gli insegnanti, più di qualsiasi politico o governante, a determinare ciò che sarà l’Italia di domani.
Per fare una buona scuola abbiamo coinvolto il mondo della scuola in un confronto che in 2 mesi ha coinvolto oltre 2 milioni di italiani in oltre 2000 incontri aperti in tutto il Paese. Finalmente un Paese che si confronta, anche in modo aspro, sui temi dell’educazione. L’ascolto è stato vero ed il governo ha messo a disposizione delle
scuole 200 milioni di euro, sono in media 22 mila euro per ogni scuola, per premiare l’impegno degli insegnanti. Abbiamo affiancato al dirigente un comitato che stabilirà i criteri su come ripartire le risorse.
Abbiamo deciso di investire 3 miliardi all’anno nella scuola, realizzando un piano straordinario di assunzioni di oltre 100 mila insegnanti, 50.000 in più rispetto a quanti stanno lavorando oggi.
Altri 60.000 abilitati saranno assunti tramite concorso che verrà bandito entro questo anno.
Vogliamo che la scuola torni ad essere la più potente leva contro le disuguaglianze, combattendo la dispersione scolastica degli studenti e accompagnando tutti al successo formativo e scolastico.
E’ per questo che insieme agli investimenti, alle risorse umane e finanziarie stabili, si è deciso di individuare un responsabile dei risultati della scuola, il dirigente scolastico. Non è né lo sceriffo, né il manager che è stato dipinto nelle piazze, ma piuttosto colui che sarà responsabile dell’esito dei piani di miglioramento triennale che ogni scuola da questo anno ha iniziato ad elaborare. E su questi sarà valutato.
Il Governo investe poi 40 milioni di euro nella formazione in servizio dei docenti dopo parecchi anni che nessuno ci metteva più un euro e nella Carta del docente 500 euro all’anno per i consumi culturali: libri, tecnologie, ingressi a musei e teatri. Crediamo che gli insegnanti siano il più grande esercito di intellettuali di cui può disporre il nostro Paese, per questo è giusto questo riconoscimento.
Non ci stanchiamo di dirlo. La buona scuola c’è già, c’è grazie al lavoro di innovatori silenziosi, insegnanti e dirigenti scolastici coraggiosi che chiedono di rilanciare l’autonomia perché la scuola delle circolari che
arrivano da Roma non li ha mai aiutati a far appassionare allo studio i ragazzi. Quegli innovatori, che sanno accendere la passione negli studenti, che sanno aiutare i ragazzi a trovare e a scegliere a scuola la strada per la propria vita, vanno sostenuti e valorizzati. Ci auguriamo siano i Don Milani e le Maria Montessori del nuovo millennio. Che si ribellano alla scuola fatta di discipline e lezioni frontali, che hanno aperto già da tempo le porte delle scuole alla collaborazione con imprese e istituzioni culturali del territorio.
In Italia abbiamo 700 mila disoccupati tra i 15 e i 24 anni e 4 milioni 355 mila ragazzi che non studiano, non lavorano, non sono in formazione. I dati ci dicono che il 40% della disoccupazione in Italia non dipende dal ciclo economico . Una parte di questo 40% è collegata al disallineamento tra domanda di competenze che il mondo esterno chiede di sviluppare e ciò che effettivamente la scuola offre.
Per noi l’ascolto e il confronto non finiscono qui e sono certa che quando le misure previste nella riforma si realizzeranno concretamente nelle scuole le tensioni si scioglieranno.
La sinistra è cambiamento, non può essere conservazione. E il cambiamento del Paese ha bisogno della scuola.