‘L’emendamento del Governo all’articolo 9 dovrebbe limitarsi a riprendere l’intesa sottoscritta il 2 luglio fra Regioni e Governo centrale per i tagli sulla sanità. Perché prevede soprattutto tagli, è inutile che ci illudiamo che sia solo una ottimizzazione delle risorse. Mi aspetto che questa maggioranza, sulla tutela della salute dei cittadini, provi a domandarsi se ciò è innovativo o una replica di quello che è stato fatto per troppi anni in questo settore’.
Così Nerina Dirindin, senatrice del Pd, intervenendo in Aula nella discussione generale sul disegno di legge di conversione del decreto sugli enti territoriali.
‘L’Ocse ci dice – prosegue – che la spesa pubblica per la sanità è troppo bassa. E’ da molti anni che la sanità sta facendo molti interventi di ottimizzazione, a un certo punto non si può più andare avanti così. I cittadini, soprattutto quelli con minori possibilità economiche, rinunciano pur avendo bisogno a una prestazione sanitaria per ragioni economiche o perché non c’è l’offerta sul territorio. Alla fine si rinunciano a erogare le prestazioni ai cittadini per garantire, quando ci si riesce, l’equilibrio di bilancio’.
‘Chiedo a un Governo di centrosinistra – aggiunge – che consideri prioritario non l’equilibrio di bilancio, che è sacrosanto, ma prima vengono i diritti dei cittadini. Se l’esercizio deve essere solo contabile e dal livello centrale l’esempio che si dà è questo, è inevitabile che a livelli decentrati l’unico imperativo che sentono è quello di evitare di spendere, anche quando vuol dire non erogare le prestazioni e finire demotivati, fino a considerare questo servizio sanitario nazionale un qualcosa di cui non ci si sente più parte’. ‘Continuare a ridurre le risorse – sottolinea -, senza renderci conto che c’è bisogno di un fine lavoro da concordare con gli operatori e senza informare i cittadini dei rischi che corrono in certi casi, non si ottiene nessun risultato. Neanche sotto il profilo degli equilibri di bilancio. Il problema non è di esercizio contabile, ma di democrazia e di tutela dei diritti dei cittadini che hanno bisogno di prestazioni sanitarie’.
‘Voglio sottolineare – spiega – due problemi. Primo, sulle politiche sanitarie registriamo da tempo una debolezza del livello centrale, che è capace di verificare gli equilibri di bilancio delle Regioni ma non i servizi. Secondo, verifichiamo una grande debolezza dei livelli regionali, che hanno rinunciato a svolgere la funzione di programmazione, funzionamento ed erogazione dei servizi e si limitano a spendere i soldi che hanno. Questa debolezza, associata a quella del livello centrale, ha portato all’intesa del 2 luglio’. ‘Mi dispiace – conclude – che nell’emendamento del Governo non siano stati presentati i commi integralmente fedeli all’intesa Stato-Regioni. A noi viene di fatto chiesto di ratificare l’intesa sottoscritta, ma ci sono elementi aggiuntivi ed elementi che mancano. Almeno, ci si chieda di ratificare quello che è stato deciso’.