di Giorgio Pagliari
La legge delega sulla Pubblica Amministrazione approvata al Senato è una vera e propria riforma e non una semplice riorganizzazione. Il Parlamento ha avuto un ruolo centrale e il lavoro costante in commissione, come in Aula, ha consentito di concludere l’iter di questa riforma senza il voto di fiducia. Iniziativa ancora più positiva se si considerano la quantità e la complessità delle materie e degli interessi toccati.
Obiettivo principe è rimettere al centro dello Stato il cittadino e le imprese, e sono numerosissime le disposizioni all’interno del provvedimento che vanno proprio in questa direzione. Penso in primis alla cittadinanza digitale, dove l’accesso diretto agli atti e ai documenti amministrativi significano la fine delle code agli sportelli. Ma anche la certezza dei tempi e la velocizzazione delle decisioni degli enti: in questo senso vanno la disciplina del silenzio assenso e la conferenza dei servizi, come la creazione dell’ufficio territoriale dello Stato.
Le lavoratrici e i lavoratori onesti e consapevoli che operano nella Pubblica amministrazione sono molti, e per loro e per tutti i cittadini dovevamo fare presto e bene.
Questo provvedimento propone dunque all’amministratore pubblico una grande sfida culturale, chiamato a diventare compartecipe di un processo di modernizzazione del nostro Paese. L’istituzione del ruolo unico, la mobilità della dirigenza, gli incarichi a termine, la concorrenza professionale tra i dirigenti, la centralizzazione dei concorsi e i criteri di valutazione pongono le basi per ritornare al merito e per assicurare una dirigenza adeguata ad una Pubblica Amministrazione che dialoga e collabora con cittadini e imprese.
A questo proposito, uno dei temi trattati all’interno del provvedimento è la responsabilità degli amministratori pubblici per i danni causati nell’esercizio delle funzioni pubbliche. Viene disegnato un processo celere, rispettoso del principio del contraddittorio e finalizzato a rendere effettiva la punizione del danno da illecito amministrativo. Come non vedere, poi, l’importanza della delega sulle società partecipate e dei servizi pubblici locali?
C’è una modifica ordinamentale di enorme portata che, se attuata, comporterà una modifica di costume e un freno alla corruzione e allo sperpero di denaro pubblico. Una vera picconata al clientelismo che snatura la funzione delle società partecipate e che frena la ristrutturazione del sistema delle società pubbliche da parte delle stesse amministrazioni territoriali.
Oggettivamente, questa legge segna una svolta, costituisce una soluzione di continuità, proietta su uno scenario nuovo, potenzialmente idoneo a realizzare un cambiamento vero e profondo del potere pubblico. Un cambiamento teso ad assicurare la tempestività e l’efficacia del potere stesso ed a caratterizzarne il ruolo in chiave collaborativa – e non più autoritaria e unilaterale – con la società.
La portata di questa riforma, che avrà un suo passaggio decisivo nei decreti legislativi, è quella di una riforma ‘costituzionale’ non meno importante di quella in discussione in questi mesi alle Camere: un’amministrazione efficiente, infatti, non è meno importante per una democrazia governante di un sistema parlamentare rinnovato di una legge elettorale maggioritaria.