Guardai le sue mani pensando che erano l`espressione massima del padre, la sua forza più naturale. In esse ero stato con le mie di bambino, per ore e ore, lungo le strade che facevamo di tanto in tanto, ricordo, con le dita che parlavano e la mano che s`intiepidiva; era l`alfabeto delle nostre piccole cose, fatto di strette improvvise, di brevi e temuti allentamenti. Morì quando il cavo della mano, appena ingiallito, s`irrigidì; e nulla più di quell`improvvisa realtà avrebbe potuto darmi l`idea della fine: mi colpì per la sconosciuta certezza di ciò che è definitivo, perché tutto fu in quella mano, nelle dita che non avrebbero potuto intrecciargli sul petto. L`ultima volta che avevamo indugiato in quella sicurezza, io e il mio più giovane fratello vedemmo che la Storia ci riconsegnava una città distrutta, e pareva d`essere nati per imbatterci, un giorno, in quel disastro. Ci addormentammo quando la mamma smise di passarci la mano sui capelli, e prima di allontanarsi con la punta delle dita ci lasciava una piccola croce sulla fronte.

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