Ognuno ricorderà il «giorno della Luna» per un motivo personale, un dettaglio privato, un particolare della sua vita. Del resto, non siamo un archivio, e memoria non è ritrovare in un diario perfettamente conservato questa o quella data, questo o quel fatto; a riportarci indietro è spesso il ricordo di qualcosa d`altro. Quel 20 luglio del `69 resta impigliato nei giorni cruciali della malattia di mio padre. Rammento che il giornale, a tutta pagina, mostrava la Luna appena conquistata, e di avergliela messa davanti agli occhi nell`idea che la grandiosità di quell`immagine dovesse rimpicciolirgli il male; inducendolo ad accettare, chissà, l`inderogabile dimensione della vita e della morte. Sorrise appena, mi guardò improvvisamente spaesato come volesse dire: «Non c`è più tempo, per me è tardi!». Morì pochi giorni dopo a 73 anni, lo salutai dicendomi che non sarebbe stato facile raggiungerli, né superarli. Ma il tempo trascorrerà riducendo un`enfasi di cui via via capivo l`incongruenza. Ricordo, però, di avere pensato che io e mio fratello eravamo come Cleobi e Bitone, tiravamo un carro che conduceva la madre verso la vita che doveva continuare.

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