Poiché da nulla che coincida con la vita si esce indenni, anche questo tempo ripiegato negli anni dell’indifferenza e della disaffezione non potrà non avere qualche eco in quello futuro. Ma quale giudizio dare di quanto abbiamo messo alle spalle? Hegel, solennemente liquidatorio, disse che «il dramma della Storia è che tutti hanno ragione contemporaneamente». Certo, nulla pare più ‘ragionevole’ di ciò che accade, e nulla quindi sembra avere più ragione della Storia. Ma non c`è ricerca, nella storia degli atti umani, che non segnali l`utilità di una memoria pronta a confermarsi, o a ricredersi, assumendo un valore non solo storiografico, ma anche civile e morale, espresso dall`avere intrecciato, via via, esperienze e speranze. Oggi, che cosa le unisce? Il tempo attraversato in funzione del futuro, che avrebbe altrimenti un retroscena inutile, fatto di un vasto, ma lontano vocio. Scrisse Borges: «La memoria che s`ingrigisce, inerte, ci conduce verso una sorta di amnesia finale dove non sapremo chi siamo stati, e come si è svolta la nostra vita». Le parole che non aggiungono né tolgono nulla a ciò che abbiamo vissuto, cioè non figliano parole e restano nella mente del silenzio, indeboliscono la coscienza di una già fragile e forse inconsapevole identità.

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