‘Quello che ci accingiamo a votare oggi non è a mio avviso un atto riparatorio o risarcitorio, ma è un modo per dimostrare la solidarietà non solo a Cècile Kyenge come persona, cosa che abbiamo già fatto, ma all’importanza, alla serietà e alla durezza del suo lavoro come ministra dell’integrazione, un ministero di cui c’è tanto più bisogno in un momento di crisi come questo, nel quale prevale l’egoismo, si frantumano i sentimenti di solidarietà e comunione e in cui risorge il fantasma del capro espiatorio. Lo facciamo non per celebrare la nostre virtù, ma per proseguire, migliorando, al fianco della ministra per l’integrazione Kyenge’. Lo ha detto la senatrice del Pd Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali nel suo intervento in aula.

‘Gli attacchi che la ministra Kyenge ha ricevuto e che definire inaccettabili è un eufemismo – ha proseguito Anna Finocchiaro – ci dicono che quel ‘a priori’ che a parole tutti confermano, e cioé che c’è un intento comune di combattere sempre e comunque le discriminazioni, non è in realtà così indiscusso nelle classi dirigenti di questo Paese. Prendiamo ad esempio il capitolo dei diritti umani, la cui proclamazione ci occupa nella ratifica di atti internazionali e impegna le cancellerie: quando scendiamo alla pratica, vistosi buchi si manifestano, sui diritti delle donne così come sull’obbligo di evitare l’espulsione di una rifugiata politica con la sua bambina. C’è un evidente scarto tra ciò che diciamo e ciò che facciamo. Noi siamo qui quindi per comprendere che quell’apriori declamato non sempre è carne e sangue dell’agire delle classi dirigenti del Paese e per attrezzarci rispetto a questo rischio, che è particolarmente difficile in tempi di crisi. Siamo in un momento in cui le politiche di integrazione hanno bisogno di poche declamazioni e molto duro lavoro e per questo abbiamo voluto manifestare la solidarietà alla ministra Kyenge’.


Ne Parlano