‘Il PD condivide appieno la posizione del governo italiano sulla crisi siriana espressa oggi dal ministro Bonino’.
Così il vicepresidente dei senatori democratici, Giorgio Tonini, nel dibattito sulle dichiarazioni della titolare della Farnesina alle commissioni Esteri di Camera e Senato.

‘In particolare – ha sottolineato Tonini – condividiamo il fermo convincimento che non esista una soluzione militare alla gravissima crisi siriana, che pure ha conosciuto una nuova, terribile escalation con l’uso delle armi chimiche che nei giorni scorsi ha mietuto centinaia di vittime, comprese donne e bambini. Non esiste una soluzione militare non solo (e già basterebbe) per ragioni di diritto internazionale: perché non appare al momento plausibile alcuna autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad un intervento armato. Ma anche per ragioni politiche: perché non è affatto chiaro, al momento, quale sia la posizione prevalente in seno alla opposizione al regime di Assad’.

‘Anche gli USA sanno che il problema non è solo quello di cacciarsi dentro un’altra avventura militare. Sarebbe un’azione di forza fuori dalla copertura giuridica che sappiamo essere sempre più importante e decisiva per il presidente Obama, una delle caratteristiche fondamentali che ha voluto imprimere alla sua amministrazione in questi anni. Infine, e non è certo l’elemento meno importante, si interverrebbe senza avere chiarezza sull’esito di questa avventura militare. La Siria non è il Kosovo. Ci troviamo dinanzi a una situazione molto diversa, in cui individuare un interlocutore alternativo ad Assad è impresa pressoché disperata’.

‘Come dimostra la parallela crisi egiziana – ha aggiunto Tonini – siamo infatti in presenza non più solo di un conflitto tra mondo sunnita e mondo sciita, ma anche di un duro confronto in seno alla famiglia sunnita, nella difficile ricerca di una possibile via islamica alla democrazia, al pluralismo, allo stato di diritto’.

‘Su questo piano il ruolo dell’Europa e dell’Occidente, che non possono più essere determinanti nella definizione dell’assetto di un mondo grande, forte e ricco come quello arabo-islamico – ha concluso l’esponente pd – possono tuttavia ancora svolgere un ruolo importante di mediazione e di sintesi, perché dallo scontro tra due torti, come è quello oggi in atto in Egitto, possa emergere una ragione comune’.


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