Il Senato,

 

in vista della riunione dei Capi di Stato e di Governo (Consiglio europeo)
che si terrà a Bruxelles il 24 e 25 ottobre 2013;

 

Premesso che,

 

l’agenda
del prossimo consiglio dell’Unione europeo del 24-25 ottobre include temi che orienteranno
in maniera significativa la vita comunitaria degli anni a venire, relativi in
particolare al mercato interno, alle iniziative di crescita e investimento, ai
temi dell’occupazione e dell’Europa sociale, al completamento del mercato unico
digitale e allo spazio europeo della ricerca;

quanto
ai temi della ricerca e dell’innovazione, il Consiglio del 24 e 25 ottobre, per
la prima volta, sarà dedicato a questi problemi, con particolare riferimento al
completamento del mercato unico digitale europeo entro il 2015 e dello spazio
europeo e della ricerca (SER) entro il 2014, nell’ambito dei quali anche il
nostro Paese presenterà il progetto strategico nazionale per l’Agenda Digitale;

data la
potenziale ricaduta, in termini di crescita ed occupazione, del rafforzamento
dell’economia digitale dell’Unione Europea, è necessario muovere da una
impostazione di agenda digitale ad una di economia digitale, affrontando, in
quest’ottica, i temi più rilevanti, quali investire nell’economia digitale,
sviluppare nuove tecnologie (e tra queste il 4G) e promuovere un mercato unico
per il cloud computing, e impegnandosi a sostenere il rafforzamento della rete
europea di coordinatori digitali affidandogli il compito di elaborare idee in
materia di cloud computing, open data e big data;

l’obiettivo
comune di un rilancio degli investimenti in ambito europeo – di cui i settori
delle telecomunicazioni e della ricerca costituiscono l’asse portante –
risponde all’esigenza di far fronte alla concorrenza di colossi americani e asiatici
e di rispondere all’emergenza occupazionale, attraverso il doppio volano dello
sviluppo dei servizi e dell’ammodernamento delle infrastrutture digitali;

occorre
superare le attuali arretratezze, tra cui rilevano programmi nazionali di
ricerca operanti in base a normative diverse, con conseguenti barriere
finanziarie e gestionali, mentre la percentuale di spesa pubblica destinata
agli investimenti nella ricerca e nello sviluppo risulta in preoccupante calo
in molti stati membri; tutto ciò richiede l’urgenza di un’azione in favore di
una maggiore mobilità, una cooperazione a livello transfrontaliero e un
rafforzamento dei sistemi di ricerca a livello europeo, capace di intervenire
anche sulle filiere inerenti le diverse capacità digitali europee (“digital skills”)  – dei progettisti, dei
produttori, fino a quelle degli utenti dei servizi e dei prodotti digitali –
sia per migliorare la qualità della ricerca che le qualifiche professionali dei
ricercatori, sia per incrementare le risorse finanziarie, anche a sostegno di
iniziative quali la Grand Coalition for
Digital Jobs;

il
completamento del mercato interno delle Telecomunicazioni è l’elemento chiave
per promuovere lo sviluppo del settore e in genere dell’economia digitale
europea, con riflessi estremamente positivi sui rimanenti comparti
dell’economia, come mostra l’esperienza americana (produttività totale dei
fattori) il cui maggior tasso di sviluppo si deve, in larga misura, alla
diffusione delle tecnologie ICT, tenendo conto che la frammentazione amministrativa
e regolamentare è uno dei principali ostacoli alla crescita di questa industria
in futuro; in tale contesto, è necessario sostenere l’approvazione della
proposta di regolamento sul mercato interno delle telecomunicazioni, tenendo
conto delle diverse specificità e della natura dei servizi coinvolti in modo da
garantire ampia flessibilità operativa e finanziaria ai singoli Stati e
adeguata proporzionalità di intervento da parte delle Autorità nazionali di
regolamentazione;

il
completamento del Mercato Interno Digitale europeo ha implicazioni politiche
persino più rilevanti, dato il suo potenziale impatto sulla vita quotidiana dei
cittadini europei; temi come quello dell’identità digitale europea incidono
direttamente sul rapporto tra cittadino e sistema comunitario, e possono
contribuire in maniera decisiva all’avvento di una coscienza comune europea;

il
mercato digitale pubblico deve divenire un fattore rilevante di promozione
degli investimenti e dell’innovazione tecnologica, pertanto il Consiglio Europeo
dovrà riconoscere l’importanza di questa tecnostruttura, nelle sue sinergie
pubblico-privato,  come motore di
competitività dell’industria digitale europea nel mercato globale e accelerare
l’adozione delle misure necessarie per realizzare un mercato interno europeo
del commercio on line;

il
Consiglio europeo farà il punto sull’attuazione del Piano, adottato nella sua
riunione del giugno 2012, per promuovere la crescita, l’occupazione e la
competitività europea ed, eventualmente, fisserà nuovi orientamenti per quanto
riguarda l’attuazione del piano d’investimenti per l’Europa, (in particolare di
quelli affidati alla BEI), l’analisi dei progressi sull’iniziativa a favore
dell’occupazione giovanile al fine di renderla pienamente operativa entro il
gennaio 2014, la valutazione dei progressi relativi alla semplificazione della
normativa e alla riduzione dei suoi oneri a livello nazionale e dell’UE;

il
Consiglio europeo sarà altresì chiamato a valutare i lavori in corso su tutti
gli elementi costitutivi dell’UEM rafforzata, in particolare per quanto
riguarda il coordinamento rafforzato delle politiche economiche e la dimensione
sociale dell’UEM, nonché l’andamento dei lavori per il completamento
dell’unione bancaria, in particolare l’attuazione del meccanismo di vigilanza
unico e le rimanenti proposte in sospeso per completare l’unione bancaria, alla
presenza del presidente della BCE Draghi;

sei
anni di crisi finanziaria, prima globale e poi dei debiti sovrani nell’area
dell’euro, e due recessioni hanno colpito duramente l’economia dell’area e
quella italiana: l’ampliamento dei differenziali tra i rendimenti dei titoli di
Stato dell’area euro è stato il riflesso di due componenti, una nazionale,
connessa alle singole debolezze economiche e finanziarie, e una europea, legata
all’incompletezza del disegno istituzionale dell’area e i conseguenti timori di
rottura dell’unione monetaria; le tensioni sono state contrastate con una
strategia che ha visto i paesi in difficoltà impegnarsi ad attuare politiche di
bilancio prudenti e riforme strutturali a sostegno della competitività, mentre
è stato avviato un articolato processo di riforma della governance economica
dell’Unione, relativo al rafforzamento delle regole di bilancio, soprattutto
nella parte preventiva, e all’estensione della sorveglianza multilaterale agli
squilibri macroeconomici;

di
particolare rilievo è stata l’azione della BCE, i cui interventi non sono stati
rivolti a venire incontro alle difficoltà dei singoli Stati, ma ad eliminare
quelle asimmetrie che impedivano alla politica monetaria di esercitare la sua
corretta influenza sulle economie di Paesi caratterizzati da diversi squilibri
economici e finanziari;

se
grazie a queste misure le condizioni finanziarie nell’area dell’euro sono oggi
molto meno tese rispetto alla fine del 2011, il raggiungimento di equilibrio
stabile è tuttavia ancora lontano, poiché continua a mancare un meccanismo di
riduzione delle divergenze nelle strutture economiche dei paesi dell’area euro,
in assenza del quale non sarà possibile dare definitiva soluzione neanche ai
problemi dei debiti sovrani, al tempo stesso, tuttavia, risultano ancora in
gran parte  irrisolti i problemi relativi
alle asimmetrie del ciclo economico, che privilegiano alcuni Paesi a danno di
altri e che devono essere affrontati con uno sforzo comune, teso a
riequilibrare le tendenze spontanee del mercato, derivanti dalle politiche
invariate;

l’Unione
bancaria rappresenta un passaggio di fondamentale importanza e si compone di
tre elementi: un meccanismo unico di supervisione, un meccanismo unico di
risoluzione delle crisi e, nella prospettiva dell’unione di bilancio,
un’assicurazione unica dei depositi: nella sua realizzazione è stata data
priorità al meccanismo unico di supervisione a livello europeo, costituito
dalla BCE e dalle autorità nazionali, il cui regolamento è stato approvato dal
Parlamento europeo lo scorso 12 settembre e che dovrà ora essere approvato
anche dal Consiglio;

poiché
l’Unione bancaria è essenziale per contribuire al raggiungimento di condizioni
più distese sui mercati finanziari nell’area dell’euro e nel nostro paese e
all’interruzione della spirale negativa tra rischio sovrano e banche, è
necessario completare il meccanismo di supervisione con un sistema unico di
risoluzione delle crisi bancarie insistendo per il raggiungimento di un accordo
sul meccanismo unico di risoluzione delle crisi che includa anche un Fondo
Unico di risoluzione delle crisi bancarie e a una regolamentazione per la
garanzie dei depositi bancari il più possibile armonizzata;

 

considerato
che

 

le
vicende tragiche del 3 e 11 ottobre 2013, in cui barconi carichi di migranti
sono naufragati a Lampedusa, causando centinaia di vittime hanno imposto
drammaticamente all’attenzione di tutta Europa la insostenibile situazione di
tanti uomini e donne che fuggono da zone di guerra o da regimi liberticidi,
finendo nelle mani di trafficanti di uomini e rischiando la propria vita in
avventurose traversate del Mediterraneo;

lo
stesso Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha affermato,
in occasione della sua visita a Lampedusa, che “l’UE deve intensificare gli sforzi per prevenire tragedie del genere e
insieme agli Stati membri prendere importanti decisioni e mostrarsi solidale
con i migranti e con i paesi più esposti ai flussi migratori, anche perché le
tragedie dell’immigrazione devono essere considerate problema di tutta l’Europa
”;

la
presa di coscienza di un’emergenza umanitaria che l’Italia, così come tutti i
Paesi dell’Europa mediterranea, non può assolutamente gestire da sola ha fatto
sì che, su impulso opportuno del governo italiano, l’agenda del Consiglio
europeo si ampliasse a comprendere questo tema;

in
generale la dimensione del Mediterraneo, intesa anche come recupero di una
iniziativa politica europea sulla regione, appannatasi dopo il fallimento
dell’Unione per il Mediterraneo e a seguito delle vicende dei cambi di regime
nei paesi del Magreb, è indiscutibilmente necessaria, stante la preoccupante
instabilità di molti Paesi della sponda sud;

sul
tema dell’immigrazione si sono proposti anche da parte del Commissario europeo
agli Affari Interni, Cecilia Malmstrom,
la creazione di task-force congiunte
per pattugliare la zona tra Cipro, la Sicilia e la Spagna, e poi da più parti
l’istituzione di corridoi umanitari, la revisione delle regole comuni
sull’asilo, il rafforzamento di Frontex, agenzia europea per le frontiere
esterne che oggi dispone di un budget di soli 80 milioni annui e di circa 220
unità, con mezzi messi a disposizione dagli stati membri solo su base
volontaria, e quindi si è creata una certa attesa per le indicazioni del
Consiglio europeo, che potrebbero dare nuovo impulso a una politica comune
verso l’immigrazione;

 

impegna
il Governo:

 

a
sostenere il completamento del mercato interno digitale europeo, per divenire
fattore rilevante di promozione e di investimenti nell’innovazione tecnologica
in ambito europeo, anche mediante un riconoscimento di un ruolo sinergico tra
settore pubblico e privato, quale motore di competitività dell’industria
digitale europea nel mercato globale;

a sostenere il pacchetto legislativo sul mercato
unico digitale proposto dalla Commissione europea, anche mediante il ricorso a
una procedura veloce di approvazione volta a scongiurare eventuali rinvii e a
promuovere un calendario di interventi da attuare entro il periodo di tempo che
ci separa dalle prossime elezioni europee finalizzato al raggiungimento di
specifici obiettivi e risultati e che ponga solide basi per la creazione di uno
spazio digitale unificato a livello europeo in linea con gli indirizzi e la
tempistica previsti nella Strategia per la crescita “Europa 2020”;

a
denunciare l’impatto delle politiche di austerità sul livello degli
investimenti pubblici per la ricerca e l’innovazione, crollati allo 0,72 per
cento del PIL europeo nel 2013, con un forte squilibrio tra i Paesi europei,
tendenze che sono state accentuate dal permanere di asimmetrie di carattere
economico e finanziario, che andranno affrontate in modo contestuale alle
politiche di rigore, e a promuovere il massimo uso dei fondi Horizon 2020 e
COSME per sostenere la ricerca e la sua traduzione in prodotti e servizi
commercializzabili;

a
sostenere le misure necessarie per dare impulso e accelerare il completamento
dello Spazio Europeo della Ricerca (SER), in considerazione del ruolo cruciale
della conoscenza nel processo di trasformazione dell’Unione, quale condizione
indispensabile per la crescita e l’occupazione; ad attivarsi, a tal fine, per
sostenere l’adozione di misure concrete contenute nel Manifesto “Una Maastricht
per la ricerca”, recentemente lanciato a Bruxelles su iniziativa di un gruppo
di Membri del Parlamento Europeo;

a
promuovere l’adozione da parte dell’UE delle misure necessarie per far
progredire in modo concreto l’Area europea della ricerca, ed in particolare a
sostenere l’eliminazione degli ostacoli amministrativi e normativi alla
mobilità dei ricercatori, favorendo il coordinamento dei sistemi contributivi e
pensionistici, la portabilità dei finanziamenti, l’apertura delle strutture di
ricerca e l’orientamento al merito dei sistemi di assunzione e di carriera
nazionali, e a favorire un maggior accesso alle strutture pubbliche di ricerca
degli Stati Membri di ricercatori di piccole e medie imprese, così da creare un
vero e proprio mercato del lavoro europeo per i ricercatori di qualunque Stato
membro.

in
materia economica e sociale, a svolgere un ruolo attivo nel riorientare le
politiche europee in direzione della crescita e della creazione di posti di
lavoro, vigilando sull’attuazione del Patto per la crescita e l’occupazione
adottato dal Consiglio Europeo del giugno 2012, e a promuovere l’attuazione
delle decisioni prese al Consiglio europeo del giugno 2013 volte a potenziare
gli strumenti per svolgere una funzione anticiclica e di finanziamento delle
piccole e medie imprese, in particolare attraverso un più attivo intervento
della BEI;

a
sottolineare l’importanza di una rapida partenza dell’Iniziativa europea per
l’occupazione giovanile il l° gennaio 2014 e a presentare entro il 31 ottobre
2013 il piano nazionale per l’attuazione della Youth Guarantee, facendo ricorso a tutte le risorse disponibili a
livello comunitario, a partire dal Fondo Sociale europeo e da un maggiore
contributo della BEI per porre in essere misure per contrastare la
disoccupazione giovanile e promuovere la connessione tra gli studi e il mercato
del lavoro;

a
favorire altresì il rafforzamento delle politiche europee di contrasto alla
disoccupazione con meccanismi strutturali più incisivi a vantaggio dei Paesi a
più elevato tasso di disoccupazione, che amplino lo spazio del mercato e di
conseguenza consentano a questi Paesi politiche nazionali specifiche, andrà
comunque rafforzato il ruolo e le dotazioni finanziarie del Fondo sociale
europeo;

in
materia di Unione economica e monetaria, a richiamare l’esigenza di compiere
progressi in modo equilibrato e bilanciato su tutte e quattro le direttrici
poste dal Rapporto dei quattro Presidenti Verso
una autentica unione economica e monetaria
, così da arrivare
progressivamente a definire una vera e propria politica economica della zona
euro, sostenendo la necessità di pervenire a una diagnosi condivisa dei
problemi della zona euro come base per definire le Raccomandazioni Specifiche
dirette ai singoli Stati membri, in modo da assicurare un aggiustamento più
equilibrato tra i paesi in deficit e i paesi in surplus;

a
sottolineare l’importanza di sviluppare la dimensione sociale dell’UEM,
assicurando che una migliore conoscenza delle dinamiche e dei trend sociali in
atto possa informare le valutazioni delle Commissione sull’economia degli Stati
membri, assicurando che gli appositi indicatori identificati assicurino un
monitoraggio di qualità e tempestivo dei fenomeni sociali, anche attraverso
opportune forme di coinvolgimento delle parti sociali;

a
sostenere la possibilità che siano praticate a livello europeo politiche
asimmetriche, favorendo l’attuazione di politiche espansive e di sostegno della
domanda nei Paesi eccedentari;

per
quanto riguarda l’unione bancaria, ad affermare con forza la necessità di completare
il sistema mediante strumenti coordinati di contrasto alle crisi finanziarie e
l’accelerazione dell’introduzione del Single
Resolution Mechanism
, con l’istituzione di un Fondo unico di risoluzione
delle crisi dotato di risorse finanziarie proprie provenienti dal settore
privato, e per l’istituzione di un sistema comune di ‘backstop’ entro
la fine dell’anno, e di un meccanismo armonizzato di assicurazione dei
depositi, entrambi indispensabili per allineare le responsabilità di supervisione
a quelle di gestione e risoluzione delle crisi e spezzare il legame tra banche
e debiti sovrani; obiettivi che potranno essere conseguiti con maggiore
rapidità se gli stessi si accompagneranno ad una progressiva riduzione delle
asimmetrie che caratterizzano l’Eurozona;

a
sostenere la necessità di una maggiore semplificazione degli oneri normativi
posti dalla legislazione comunitaria a carico delle imprese, in particolare le
piccole e micro imprese, sostenendo il lancio di un ambizioso programma basato
su una roadmap con scadenze temporali
definite;

con
riguardo alle migrazioni, a mantenere alta l’attenzione del Consiglio Europeo
sul tema; a valutare proposte operative che consentano un salto in avanti alla
politica europea su tale tema, mirando a realizzare una dimensione di
solidarietà e condivisione dell’emergenza; pertanto, a sostenere il
rafforzamento di Frontex, tanto dal punto di vista quantitativo dei mezzi, del
personale e delle risorse a disposizione, quanto dal punto di vista
qualitativo, nel senso dei poteri e del mandato con cui Frontex può operare; a
verificare il grado di consenso in vista di una revisione del regolamento di
Dublino 2, dei criteri di accoglimento e distribuzione dei rifugiati e dei
richiedenti asilo; a promuovere l’ulteriore coordinamento e scambio di
informazioni satellitari e di intelligence avviato con il progetto Eurosur che
partirà il prossimo mese di dicembre;

ad
agire in sede di Consiglio Europeo affinché sia dato mandato alla
Commissione europea e al Consiglio di individuare le azioni necessarie ai fini
di cui sopra, chiedendo loro di riferire alla riunione del Consiglio Europeo di
dicembre 2013; a porre la questione del Mediterraneo fra le priorità del
Semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea dal 1° luglio
2014.

 

ZANDA,
SCHIFANI, SUSTA, FERRARA MARIO, ZELLER, TONINI, ESPOSITO GIUSEPPE, CHITI,
BERNINI, PALERMO