‘Con le mozioni oggi in discussione in Aula, che convergono in un unico ordine del giorno, il Senato dà continuità al suo lungo impegno nell’accompagnare il percorso del Myanmar, prima Birmania, alla piena democratizzazione. Mi piace ricordare gli interventi appassionati della senatrice Soliani e conservo ancora il nastro rosso che tutti noi abbiamo indossato in uno dei momenti più drammatici di quel processo, invocando la liberazione di San Suu Kyi’. Lo dice la senatrice Rita Ghedini, segretaria d’Aula del gruppo del Pd, prima firmataria della mozione dei democratici su Aung San Suu Kyi.
‘Oggi – continua Rita Ghedini – presentiamo questi dispositivi in un momento di svolta per la politica di quel Paese, San Suu Kyi è in Parlamento, eletta nell’aprile del 2012, e proprio in questi giorni ha avviato un viaggio in Europa. E in Italia, dove la ospiteranno il Senato, la Camera, la Presidenza della Repubblica e il ministero degli Esteri, nonché le città di Roma, Bologna e Parma. Non possiamo però sottacere che permangono in Birmania gravi violazioni dei diritti umani nei confronti di alcuni gruppi etnici e dei diritti di cittadinanza, una fra tutte il reclutamento forzato dei bambini-soldato.
Il 95 per cento della popolazione vive sotto la soglia di povertà e il PIL pro capite è meno della metà di quello dei Paesi confinanti. La Carta costituzionale, approvata dai militari nel 2008, assegna ai militari il 25% dei seggi ed esclude dalla possibilità di candidarsi alle presidenziali i cittadini che abbiano familiari con cittadinanza straniera, tra i quali proprio Aung San Suu Kyi. Nel 2014 la Birmania assumerà la presidenza dell’Associazione delle Nazioni dell’Asia sud orientale. Crediamo che la comunità internazionale debba giocare un ruolo di primo piano nella transizione della Birmania, perché l’apertura alla comunità internazionale e al mercato mondiale del paese avvenga in un clima che consenta un pieno sviluppo dell’economia locale, insieme al pieno sviluppo dei diritti umani e delle libertà democratiche. E su questo chiediamo un ulteriore impegno dell’Italia e dell’Unione europea’.