‘Il gruppo del Pd ha votato con convinzione a favore della ‘manovrina’, che si è resa necessaria per mantenere entro il 3% il rapporto deficit-Pil, a causa di uno scostamento determinato dalla crisi economica del 2013 che ha ridotto la capacità produttiva del Paese. Crediamo che rispettare gli impegni con i partner europei sia una scelta di serietà, che ci potrà consentire di far valere le ragioni del nostro Paese, di uscire dalla subalternità dei governi precedenti, in particolare dell’Esecutivo Berlusconi e di riuscire a cambiare le regole per un futuro diverso e di sviluppo per l’Italia e per l’Europa’. Lo dice il senatore Giorgio Santini, capogruppo del Pd nella commissione Bilancio. ‘Il decreto – ha proseguito Santini – contiene molte misure necessarie. Riteniamo che la distribuzione del peso del riequilibrio, a carico per 2/3 del bilancio dello Stato e per 1/3 degli enti locali, sia corretta, anche se comprendiamo che i comuni italiani sono davvero in trincea per riuscire a non tagliare i servizi e a far fronte alle nuove povertà. L’emergenza a Lampedusa è un dramma umanitario di fronte al quale a nessuno, compresa la Lega, è concesso di speculare per motivi politici: le misure contenute in questo decreto riguardano l’accoglienza dei minori non accompagnati e delle donne in gravidanza, secondo un disegno umanitario sul quale dovremmo essere tutti impegnati. Altro intervento è l’accelerazione del pagamento dei debiti Pa, un punto chiave per l’aggancio della ripresa da parte dell’Italia: si prevede una tempistica e il pagamento delle quote 2014 entro il 31 marzo. Come Pd siamo convinti che questo decreto rappresenti un ulteriore passo nel difficile percorso di uscita dalla crisi. Si tratta di un messaggio importante, specie in un momento in cui le piazze sono invase da un movimento di protesta che raccoglie forme disagio sociale e di malessere, ma per incanalarlo in sbocchi distruttivi degli assetti istituzionali di questo Paese. Credo che le forze politiche tutte non dovrebbero mai usare la demagogia fino al punto di cavalcare una protesta senza sbocchi. A queste piazze diciamo che la strada non è la violenza, ma la costruzione di percorsi di ripresa, passo dopo passo, per ridare speranze a chi ha perso il lavoro, alle imprese, alle famiglie’.

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