IL PAESAGGIO È IL GRANDE MALATO D`ITALIA. BASTA AFFACCIARSI ALLA FINESTRA: VEDREMO VILLETTE A SCHIERA DOVE IERI C`ERANO DUNE, spiagge e pinete, vedremo mansarde malamente appollaiate su tetti un giorno armoniosi, su terrazzi già ariosi e fioriti. Vedremo boschi, prati e campagne arretrare ogni giorno davanti all`invasione di mesti condomini, vedremo coste luminose e verdissime colline divorate da case incongrue e «palazzi» senz`anima, vedremo gru levarsi minacciose per ogni dove. Vedremo quello che fu il Bel Paese sommerso da inesorabili colate di cemento». Così scriveva qualche anno fa Salvatore Settis parlando dell`Italia. Queste parole risalgono a quattro anni fa, quando i dati sull`abusivismo edilizio segnalavo almeno 570mila nuovi casi dopo il condono del 1985, con i picchi più significativi in Sicilia e Campania.
Ebbene, quando, dieci anni fa, la Regione Campania – unica in Italia – non intese attuare la legge sul condono edilizio, lo fece tenendo ben presenti le condizioni di quel territorio. Si limitò, la Regione Campania, a consentire dei condoni minimi, marginali, che non intaccavano il già traballante sistema urbano. La Consulta ritenne, invece, quegli indici tanto bassi da essere incongrui rispetto al dettato della legge. E non approvò le tabelle.
Storia vecchia, si dirà. Che nulla aggiunge alla necessità di regolare il consumo del territorio in un`area che deve alla conformazione morfologica del suolo una buona parte dei suoi problemi idrogeologici e che vive sotto la cappa di un grave rischio vulcanico e sismico. Storia vecchia che però ha prodotto ulteriori danni e problemi: il censimento degli abusi edilizi supera quota duecentomila, con quasi settantamila sentenze di abbattimento già pronte per essere eseguite. Complessivamente, in prospettiva, oltre un milione di persone che perderanno la casa anche in presenza di violazioni minime.
È per questa ragione, consapevoli di dover gestire un fenomeno macroscopico secondo le regole non dell`eccezionalità ma dei grandi numeri, che alcuni uffici di Procura – Napoli, Nola, Santa Maria Capua Vetere forti dell`esperienza positiva fatta da alcune province siciliane, si sono dotati di un regolamento interno che fissa i criteri per le priorità degli abbattimenti: prima quelli degli immobili pericolanti o che insistono su aree gravemente compromesse dal dissesto idrogeologico, poi quelle di esponenti della criminalità organizzata, poi tutte le altre. Ma non tutte le Procure della Repubblica, nonostante le sollecitazioni in tal senso giunte anche dal Consiglio Superiore della Magistratura, si sono regolate alla stessa maniera. Si è creata, così, una ulteriore disparità tra disuguali, con situazioni paradossali. Paradosso nel paradosso, i soli abbattimenti sinora disposti ed eseguiti hanno riguardato le case monofamiliari di persone prive di reddito o con reddito esiguo, quasi tutte con un convivente disabile a carico.
Non un albergo, non un capannone che ospita le imprese che alimentano il ciclo illegale dei rifiuti, non una casa per le vacanze, non un centro commerciale, non una sola abitazione di un camorrista, non una lottizzazione, non i quartieri costruiti sulla sabbia e ancora oggi privi di servizi e sottoservizi: niente di tutto questo è stato abbattuto. Non basta: il criterio cronologico adottato dalle Procure che non hanno firmato protocolli o non si sono dotate di regolamenti, aldilà dell`apparente terzietà, si è rivelato un ulteriore strumento di abusi e corruzioni, in qualche caso addirittura criminogeno. Inserendo nel testo unico della legge per l`edilizia i criteri di abbattimento si è inteso, dunque, ripristinare un principio di uguaglianza tra tutti i cittadini italiani. Criteri esemplari, che serviranno ad allontanare per sempre l`illusione di poter ancora scambiare consenso con la cecità degli organismi di controllo territoriale e di rendere più accettabile l`abbattimento della casa del più umile avendo questi assistito, prima che arrivi il suo turno, a quello di immobili costruiti da speculatori e da camorristi. E in una parte del Paese dove la democrazia è ancora incompiuta, dove lo Stato troppo spesso ha avuto la stessa faccia della mafia, dove i segni e gli esempi sono sostanza, sarà un modo per affermare che la legge è uguale per tutti e che non sarà mai più il più ricco e il più potente a poterla aggirare impunemente aspettando tempi migliori. E per questo che il Pd, al Senato, ha votato il provvedimento sugli abbattimenti.

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