di Isabella De Monte
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L’approvazione del Senato del provvedimento sull’abolizione del finanziamento ai partiti è parte dell’ampia azione tesa a proseguire sulla strada della revisione della spesa pubblica. Considerata la grave situazione economica in cui versa il Paese, il decreto affronta una questione da tempo pendente: l’abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti politici e la disciplina della contribuzione volontaria da parte dei singoli privati.
E’ infatti urgente adottare in tempi rapidi e certi il passaggio ad un sistema fondato sulle libere scelte dei contribuenti, che attribuisca – in particolare – ai cittadini un ruolo centrale sul finanziamento dei partiti e una piena attuazione dell’art. 49 della Costituzione, affinché per mezzo dei partiti politici tutti possano concorrere – con metodo democratico – a determinare le politiche nazionali.
Si supera così il modello di contribuzione di natura mista pubblico-privata introdotto dalla legge n. 96 del 2012, in direzione di un sistema di regole che garantisca la democrazia interna dei partiti politici e la trasparenza del proprio funzionamento e dei propri bilanci, individuando un punto di equilibrio fra il principio di libertà di associazione politica (che costituisce un fondamento di ogni democrazia) e le altrettanto rilevanti esigenze di legalità che devono assistere ogni intervento pubblico di sostegno.
Occorre tener sempre presente l’indicazione del corpo elettorale espressa nel referendum del 1993, rispetto alla quale occorre essere consequenziali. La sfida odierna consiste nel creare una nuova organizzazione per i partiti, con un risparmio di risorse della loro gestione. La sfida è anche cambiare l’approccio dei partiti, con un’iniziativa che deve essere sempre più rivolta agli elettori e non ai soli iscritti.