‘Il Senato è intervenuto su una materia particolarmente delicata, e anche scivolosa, fissando delle regole chiare per i magistrati che ad un certo punto decidono di optare per l’attività politica e tutto quello che ne consegue, a livello sia di opinione pubblica che di continuazione dei rapporti tra politica e magistratura’. Lo dichiara il sen. Felice Casson, vicepresidente Pd della commissione Giustizia e relatore del provvedimento.
‘Da una parte – spiega – c’è la persona del magistrato che, in quanto individuo e in quanto cittadino, si vede riconoscere, come ogni altro, dei diritti fondamentali, tra cui quello dell’elettorato passivo, seppur con delle serie e precise limitazioni territoriali e temporali. Dall’altra parte, c’è la necessità di garantire, per la magistratura, un’immagine di obiettività, di imparzialità e di terzietà. Bisogna evitare di fare confusione e di arrivare a sovrapposizioni, proprio perché i due piani devono rimanere nettamente separati, così come dovrebbe essere secondo quelli che sono i profili fondamentali di uno Stato costituzionale moderno’.
‘Come Partito Democratico – conclude Casson – avevamo presentato vari disegni di legge per risolvere i conflitti che si potevano e si possono creare nei casi di mgistrati passati alla politica. Ora con il testo approvato quasi all’unanimità dal Senato, dopo un lavoro molto approfondito e certosino da parte delle due Commissioni riunite, si è giunti alla formulazione di un testo unificato, equilibrato istituzionalmente e costituzionalmente’.