‘Bene la riduzione del numero dei parlamentari,ma Palazzo Madama deve avere ancora un ruolo di garanzia’
È tra i 25 senatori che chiedono a Matteo Renzi una riforma «condivisa» del Senato. Che non significa non farla, ma «piuttosto farla bene» perché l`istituzione di Palazzo Madama non può essere declassata «ad una sorta di Conferenza StatoRegioni bis». Il Pd Massimo Caleo, senatore sarzanese, signore spezzino dei voti di Area dem (Sarzana fu enclave di Dario Franceschini raccolta poi in eredità da Renzi alle ultime primarie», non vuole fare la parte del «frenatore» o del frondista. «Nessuna delle due cose. Noi diciamo che la riforma del Senato deve essere discussa in Parlamento perché quella è la sua sede». Una discussione chiesta con forza dai 25 senatori che, a questo punto, diventano discriminanti e importanti, a costo di spingersi molto in là con le pressioni, «fin dove servirà» giura Caleo. Che alla fine, però, resta pur sempre un uomo di partito, con la disciplina nel sangue.
Caleo, perché è contro la riforma del Senato?
«Non sono contro la riforma, non sono un ‘frenatore’. Il documento che ho firmato insieme agli altri, dice che siamo perle riforme, per farle bene e anche senza rallentamenti tattici».
E allora perché il documento?
«Noi chiediamo al presidente del Consiglio che presenti il suo disegno di legge, ma che dia la possibilità al Parlamento di dire la sua, di discutere nel merito sul ruolo e sulle funzioni del Senato e, nel caso, di migliorare la sua proposta. Il luogo in cui si fanno le riforme è il Parlamento, la discussione deve avvenire lì. Siamo consapevoli delle linee di indirizzo del Pd, ma è nelle facoltà del Senato intervenire su un provvedimento così importante».
È una questione di forma più che di contenuti?
 «Intanto i 25 firmatari del documento non sono una corrente che esce dal congresso. Io ho votato Renzi e sono convinto di aver fatto bene. Abbiamo provenienze e culture politiche trasversali, ma sentiamo il peso di una riforma che deve durare e dunque dobbiamo farla bene. Noi siamo per la riduzione dei parlamentari, siamo per il superamento del bicameralismo perfetto e quindi per una riduzione dei costi della politica, ma il Senato riformato dovrà avere funzioni e competenze efficaci, che siano di garanzia per il corretto funzionamento dello Stato».
Il timore è quello di una svolta autoritaria?
«Siamo dell`idea che la riproposizione nel Senato di un duplicato della Conferenza Stato-Regioni sia sbagliata. Il Senato deve avere altre competenze. Non dovrà più dare la fiducia? Benissimo. Ma dovrà occuparsi di trattati internazionali, autonomie locali e diritti civili ed essere di garanzia rispetto alle altre istituzioni. Nessun agguato, nessuna politica di contrapposizione. La riforma deve essere fatta bene e condivisa».
 Allora temete il premierato?
 «Io sono perché si snelliscano un po` le procedure. Non è questo l`argomento in discussione, ora si parla di Senato, ma è chiaro che in caso di premierato forte ci devono essere anche forti contrappesi».
Venticinque: siete tanti. Fin dove intendete spingervi?
«Fin dove servirà per approvare presto la riforma e farla nel miglior modo possibile».
 E se Renzi tirasse dritto, come piace dire al premier?
 «Sono pur sempre un uomo di partito. Mi comporterò di conseguenza».
Ma se continua così, non ha paura di mettersi in rotta di collisione con il premier? Addio rielezione…
«Non credo. Conosco Renzi, non è una persona che ragiona in questo modo. Siamo due ex sindaci abituati all`ascolto e alla comprensione. E poi il destino personale conta poco rispetto ad una riforma fatta bene».

Ne Parlano