L’alleanza pubblico-privato è una risorsa
Proporre  un referendum per togliere risorse alle scuole paritarie proprio a Bologna, città che ha un`antica tradizione di collaborazione tra pubblico e privato nel campo dell`educazione dell`infanzia, mi sembra quantomeno bizzarro». Da bolognese, è stupita e amareggiata, Francesca Puglisi, senatrice e responsabile nazionale per la scuola del Partito democratico, per la forte carica ideologica che muove i promotori del referendum. «A Bologna spiega, dati alla mano – il Comune, caso unico in Italia, copre il 60% dell`offerta formativa della scuola dell`infanzia, mentre il 22% è assicurato dalle private paritarie e appena il 18% dallo Stato. Mi sembra velleitario anche il solo pensare di statalizzare un sistema che funziona e funziona bene».
 I promotori del referendum dicono che «Bologna riguarda l`Italia»: che cosa c`è davvero in gioco il 26 maggio?
 Questo referendum è il sintomo di un malessere delle famiglie: per la prima volta, a Bologna, abbiamo una lista d`attesa per un posto negli asili. Non era mai successo e credo che la responsabilità principale di questa situazione stia nei tagli indiscriminati all`istruzione effettuati negli ultimi cinque anni. A questo vanno aggiunti i mancati trasferimenti dallo Stato che, soltanto per Bologna, ammontano a 132 milioni di euro dal 2011 ad oggi. Il congelamento dell`Imu ha praticamente azzerato i trasferimenti di quest`anno. Ciò nonostante, il Comune continua a garantire più del 60% dell`offerta formativa.
Tagliando i fondi alle paritarie si risolverebbe il problema?
Assolutamente no, anzi sarebbe un autogol perché lo si aggraverebbe. Il nostro problema è garantire un posto all`asilo a tutti i bambini e non lo si risolve certamente con battaglie ideologiche.
L`impressione è che si voglia mettere in discussione addirittura il principio di parità sco- lastica sancito dalla legge 62 del 2000: è così?
 Non so se questo è il retro pensiero dei referendari, anche se noto che nel quesito proposto c`è la negazione del principio di parità che è il cardine della legge 62.
Che, ricordo a tutti, è stata votata anche dai Comunisti italiani e dal centrosinistra unito. Ora, invece, si vuole negare la funzione pubblica delle scuole paritarie, una funzione che c`è eccome. Che cosa accadrebbe se venisse meno?
Il sistema non reggerebbe. Se a Bologna il Comune copre la maggioranza dell`offerta formativa, ci sono regioni, come il Veneto e la Lombardia, dove il 60% dei posti è assicurato dalle paritarie. Per questo dico che è velleitario pensare di statalizzare tutto e lo è non soltanto per ragioni economiche ma anche di qualità della scuola.
A quale modello bisogna puntare?
 Al governo pubblico di un sistema integrato pubblico-privato, secondo il principio della sussidiarietà. Questo modello sta dando eccellenti risultati di qualità. Solo a titolo di esempio, ricordo che il modello degli asili di Reggio Emilia, studiato in tutto il mondo, si basa proprio su questo sistema integrato pubblico-privato.
Sul punto, però, la sua parte politica è profondamente divisa, con autorevoli esponenti, come Stefano Rodotà, che invece spingono per la statalizzazione: come si spiega queste posizioni tanto diverse?
Esiste una sinistra che si accontenta di accarezzare le proprie ideologie e un`altra, rappresentata dal Partito democratico, che invece ha vocazione maggioritaria e cultura di governo e che crede che il primo compito della politica sia risolvere i problemi della propria comunità. Alle vuote declamazioni di principio preferiamo la concretezza dei fatti. E sono convinta che l`unica strada per continuare a garantire l`eccellenza del sistema bolognese delle scuole dell`infanzia, sia quella della collaborazione tra pubblico e privato. La sola capace di promuovere quella funzione pubblica del sistema che la legge garantisce.

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