Mucchetti (Pd), ‘Zanda galantuomo, battute su indennità sono colpi sotto la cintura’ ‘Princìpi e persone. Luigi Zanda si dimostra galantuomo quando avverte di non aver mai riscontrato in nessun senatore del Pd alcuna nostalgia dell’indennità parlamentare’. Lo scrive oggi sul suo blog il Senatore del Pd, Massimo Mucchetti. ‘In una fluviale intervista al ‘Corriere della Sera’ – continua Mucchetti – Matteo Renzi aveva attribuito a questa finalità, moralmente riprovevole, la difesa dell’elezione diretta del Senato per la quale si battono alcuni esponenti del gruppo Pd a palazzo Madama. Fa piacere che le ferme ed eleganti parole di Zanda (‘Il premier deve essere stato male informato’) siano state pubblicate sullo stesso giornale che aveva registrato, nell’occasione senza contraddittorio, i memorabili detti dell’inquilino di palazzo Chigi. Vi riconosco l’equilibrio che il ‘Corriere’ sa mantenere facendo suonare nel tempo i diversi strumenti della sua orchestra’. Secondo il senatore dem: ‘Zanda, poi, aggiunge che le accuse di autoritarismo rivolte al progetto renziano fanno più male delle battute sull’indennità a chi, come lui, ha passato una vita nella difesa della democrazia. Il capogruppo ha ragione. Le battute sono superficiali, certi argomenti invece sono politici. Ma le prime, quando sostituiscono gli argomenti, perdono legittimità: diventano colpi sotto la cintura. Le altre – le analisi sugli effetti della riforma istituzionale sul tasso di democrazia – possono essere considerate giuste o sbagliatissime, ma la loro comunicazione conserva appieno la sua legittimità. Secondo un vecchio proverbio inglese, i gentiluomini parlano dei princìpi, i domestici delle persone’. ‘Del resto, la natura parlamentare della Repubblica italiana è sempre più messa in forse dalla prassi dei decreti omnibus del governo come strumento privilegiato della legislazione e dalla scarsa considerazione nella quale, non di rado, è tenuto il Parlamento come soggetto deputato al controllo. Basti pensare che da mesi si attende la risposta del Ministero dell’Economia e da settimane quella della Presidenza del Consiglio alla richiesta ufficiale di riferire alla Commissione Industria del Senato sul processo attraverso il quale il governo ha nominato i nuovi vertici delle maggiori aziende a partecipazione statale diretta o indiretta. Ante nomine, si badi bene, il governo aveva dato il suo consenso alla risoluzione della Commissione Industria che, al termine dell’esame dei conti di Eni, Enel, Finmeccanica e Terna, lo impegnava a tale forma di accountability’. Così conclude Massimo Mucchetti.

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