Io ottimista, svolta se daremo spazio nei Cda a rappresentanze di lavoratori
Senatrice Puppato, il governo ha autorizzato la fiducia sul ddl lavoro: questo significa che il premier blinda il testo o che apre ad un maxiemendamento?
«Di sicuro ci sarà un maxiemendamento».
Dunque lei è soddisfatta?
«Vedremo in queste ore. Per quanto ne sappiamo dovrebbero essere stati recepiti alcuni rilievi avanzati nella direzione pd: in particolare riguardo alla possibilità di rendere più sostenibile per le imprese il contratto a tempo indeterminato e alla proposta – di cui io ero la prima firmataria – di prevedere una rappresentanza dei lavoratori nei Cda delle imprese».
La Cgil non l`ha presa proprio bene.
«Non capisco perché. Forse la proposta non è stata sufficientemente valutata. La Camusso subito si è affrettata a dire che l`idea non può essere considerata compensativa rispetto alla riduzione dell`art. 18. Ma non è così e con me la pensano tanti giuslavoristi».
Perché?
«E evidente che una svolta del genere varrebbe mille volte l`art. 18.1 lavoratori potrebbero sapere dall`interno quanto l`impresa considera la forza lavoro, come l`azienda intende svilupparsi, quanto investe, con quali prospettive… Sarebbe una rivoluzione».
Come valuta l`atteggiamento del governo?
«C`è stata un`apertura rispetto alle proposte fatte nella direzione pd. Proprio Renzi in quell`occasione ci aveva dato rassicurazioni. Anche il tavolo di oggi con le parti sociali proseguirà su questa strada, rispetto alle tre grandi priorità che sono il costo del lavoro orario, la semplificazione dei contratti e la rappresentanza dei lavoratori».
 Si poteva evitare il ricorso alla fiducia?
«A volte la fiducia nasce dall`esigenza di semplificazione, rispetto allo spropositato numero di emendamenti: ecco, io credo che questo sia un segnale inviato dal premier alle opposizioni».
Ma Fi già lancia segnali del genere: ‘A questo punto il ddl ve lo approvate voi’. Che ne dice?
«E la prova che la montagna di emendamenti risponda più a esigenze strumentali pseudo-ostruzionistiche che non alla volontà di migliorare la riforma. In ogni caso, per noi del Pd e della maggioranza è importante essere autosufficienti: poi, se caso per caso si riuscirà ad ottenere il consenso delle opposizioni tanto di guadagnato».
 Ritiene che il Jobs Act sia perfettibile?
«Certo, d`altronde il testo che arriverà in Parlamento sarà un atto di indirizzo, poi toccherà all`Aula definire il provvedimento in maniera articolata. L`importante sarà garantire le adeguate coperture per rafforzare le politiche attiveil messaggio alla fine deve essere chiaro: questo Paese, anche nel lavoro, deve conquistare la trasparenza. Da una parte bisogna fissare i diritti e i doveri dei lavoratori; dall`altra le imprese devono sapere quali sono i costi ai quali vanno incontro, senza che venga chiesto loro quello che le aziende non possono offrire».
Infine c`è il nodo Tfr: che ne pensa?
 «Dico che non mi sembra qualcosa di irraggiungibile. Anche nel mondo anglosassone è così: bisognerebbe poter dare la facoltà al lavoratori di accedere ad una sorta di anticipazione sul trattamento di fine rapporto, tassato al 20% così come sarebbe tassato in ogni caso. E mi meravigliano le dichiarazioni di Squinzi: già adesso tutte le aziende sono tenute ad accantonare i tfr per i propri lavoratori, senza confondere quelle somme con il capitale destinato al rischio d`impresa. Va da sé che il regime del nuovo Tfr non sarebbe retroattivo. In definitiva, anche qui vorremmo che in Italia la si smettesse di premiare i furbi».

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