‘Quello avanzato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è un vero e proprio ‘attacco politico alle unioni gay’. Così il senatore del Pd, Sergio Lo Giudice commenta le dichiarazioni di Alfano che ha annunciato la cancellazione d’ufficio delle registrazioni delle nozze tra persone dello stesso sesso stipulate all’estero.  A giudizio di Lo Giudice, si legge in una nota, quello aperto da Alfano, ‘non è un conflitto istituzionale fra Comuni e ministero dell’Interno ma uno scontro politico fra sindaci riformatori e aperti all’Europa e il segretario dell’Ncd, un partito che si sta opponendo in tutte le sedi al riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso’. Secondo l’esponente democratico, infatti, ‘nonostante la Corte Costituzionale abbia sollecitato più volte le Camere a legiferare sulle coppie dello stesso sesso, Ncd fa ostruzionismo in Parlamento, manifesta nelle piazze con i neofascisti e usa le istituzioni per comprimere un processo inarrestabile di estensione di diritti. La registrazione nei Comuni degli atti di matrimonio fra persone dello stesso sesso stipulati nei Paesi che lo consentono (ad oggi 11 stati europei, 24 stati Usa, Canada, Sudafrica, Argentina, Brasile ed altri ancora) non modifica lo stato civile dei richiedenti – spiega Lo Giudice – né rappresenta il riconoscimento degli effetti giuridici di quelle nozze: si tratta di una presa d’atto di quei matrimoni, a cui si dà una pubblica evidenza senza modificare lo stato civile’. Quindi, con simili presupposti, argomenta ancora Lo Giudice, ‘la cancellazione d’imperio delle trascrizioni ricorda il tentativo di annullare i primi registri delle unioni civili negli anni ’90, fallito dopo i pronunciamenti dei Tar. Fino a qualche anno fa il Viminale poteva definire i matrimoni fra gay o lesbiche ‘contrari all’ordine pubblico’: dopo che la Corte Europea dei Diritti Umani ha sancito che nell’ordinamento europeo il concetto di matrimonio include quello fra persone dello stesso sesso questo non é più possibile. Se si vuole togliere il tema dall’iniziativa dei Comuni e dalle aule dei tribunali – chiosa – c’é un solo modo: il Parlamento faccia presto una legge, perché il Paese non può più aspettare’.

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