Non gli sono mancate le accuse di protagonismo ed eccessiva ingerenza, ma il suo addio al Quirinale, motivato dal fatto ‘che bisogna lasciare quando si è in piedi’.
Giorgio Napolitano era un giovane
intellettuale che presto avrebbe
fatto parte dell`intellighenzia
politica non solo napoletana, né di un
rilievo solo nazionale. Accompagnava la
sua vocazione più netta con l`amore per
la storia e la letteratura, la sociologia
e la filosofia, la musica, il cinema e il
teatro. Ma la politica finì per chiedergli
impegni sempre più vasti.
Ai tempi della crisi tra il Pci e Mosca
fu in testa a un gruppo che sì chiamò,
con una punta di consapevole ironia.
‘migliorista’. La sua eleganza non solo
culturale lasciava intatta l`attitudine

a una franchezza, lucida e indipendente, che non veniva
meno allo stile. Ed è rimasto un idealista senza illusioni,
incline a un realismo che non nega il valore né marginale
né accessorio dell`immaginazione, per esempio rispetto
alle vischiose esigenze dell`ideologia.

RICONOSCIMENTI PLANETARI
Tant`è che, lasciando il Quirinale, non ha affatto lasciato
la politica, ma ciò che essa gli stava chiedendo con l`approssimarsi
di un`energia destinata a indebolire un intenso
dispendio; e mosso dall`idea di non farsi sorprendere dagli
eventi! Quando, di fronte alle Camere riunite, a furor di
applausi accettò il reincarico, aveva posto una civile riserva
sulle sue forze, pensando a una presidenza per tanti versi
inedita nella sua straordinaria complessità. Ciò non gli
impedirà di congedarsi salutato da un ‘grazie’ pressoché
unanime non solo del Paese, ma anche, per citare i riconoscimenti
più incondizionati, di Obama, della Merkel, di

Cameron, di Hollande, cito i leader divenuti
gli interlocutori più abituali; senza
dire del cordiale, confidente e profondo
rapporto con il papa Francesco.
 Non gli sono mancate – da una parte
del quadro politico creatosi in Italia
con la presenza di nuove, e non di rado
abrasive, tonalità identitarie le accuse
di un protagonismo che, a detta degli
avversari più espliciti, aveva ridotto la
funzione parlamentare, e incrementato
quella governativa, sollevando questioni
di natura costituzionale e criticando un
eccesso, per dir così, d`inframmettenza
politica.

IL RITRATTO SULLA SCRIVANIA

Che eredità lascia Napolitano? Si era trovato davanti a una
devastante crisi economica e finanziaria, a violenze e turpitudini
d`ogni specie, all`antipolitica, alla disoccupazione,
al problema giovanile, alla necessità di evitare le paure
del Paese, e addirittura alle avvisaglie di un disastro. È
stato un argine instancabile.

Appena congedatosi dal Quirinale un gran numero di
persone, di fronte a quella scelta, gli ha chiesto: «Perché,
presidente?». Napolitano ha risposto: «Perché bisogna lasciare
quando si è in piedi!».
La signora Clio, fedele al suo naturale, immedesimato,
talvolta ironico riserbo, salendo insieme al marito sull`auto
dev`essersi limitata a pensare: e adesso, cittadino, torniamo
a casa! L`indomani i commessi del Senato hanno visto che
sulla scrivania aveva già collocato il ritratto di Altiero Spinelli,
il suo più amato esempio europeista. Si ricomincia,
si sarà detto: Heri dicebamus… •


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