‘La non partecipazione motivata al voto finale sulla legge elettorale da parte di 23 senatori del Gruppo del Pd e’ un atto politico di dissenso chiaro e netto nel merito della riforma, nonostante, anche grazie alla nostra azione, siano stati compiuti significativi miglioramenti rispetto a quanto approvato dalla Camera’. Lo scrivono in una nota i senatori del Pd Federico Fornaro e Carlo Pegorer.

‘I capolista bloccati, infatti, produrranno una Camera che avrà oltre la metà dei deputati non scelti dai cittadini e, di fatto, impediranno l’elezione di candidati con preferenze per tutti i partiti di opposizione (salvo limitate eccezioni determinate dallo strumento di esproprio della volontà dell’elettore rappresentato dalle 10 pluricandidature). C’erano altre soluzioni possibili, ne abbiamo proposte diverse – continuano – e siamo stati sempre disponibili a collaborare alla ricerca di una soluzione condivisa e unitaria in primo luogo nel Pd, nel rispetto, però, degli impegni assunti con gli elettori nel 2013 sul completo superamento del Porcellum e la piena restituzione del diritto di scelta dei propri rappresentanti da parte dei cittadini. Così come si sarebbe potuto fare molto di più per avere finalmente maggiori garanzie e certezze sulla rappresentanza di genere. Il governo invece ha scelto di tirare dritto per la sua strada. Avevamo detto che una legge elettorale fondata sui capolista bloccati non l’avremmo votata e siamo stati coerenti e conseguenti – concludono Fornaro e Pegorer – convinti che questa nostra posizione sia condivisa da una larga parte del nostro elettorato e dei nostri militanti’.