«È una navigazione sempre piena di incertezze per le continue dichiarazioni ad alzare la posta o per mero protagonismo», spiega Roberta Pinotti, ex ministro del governo Renzi e ora senatrice nel Pd. «Serve verifica e rilancio: appena approvata la manovra senza attendere nemmeno un giorno in più».
Senatrice, si apre un`altra settimana cruciale per il governo dopo le frizioni su Giustizia, manovra e fondo salvastati.
«È sotto gli occhi di tutti come la navigazione del governo sia abbastanza perigliosa, inutile girarci attorno, specie in questi momenti delicati come l`approvazione della manovra. Perché non era semplice approntarla se ti ritrovi con un`eredità del governo precedente dove è necessario reperire 23 miliardi per evitare l`aumento dell`Iva».
È la continua battaglia con i vostri alleati?
«Le dichiarazioni diatoniche, dove ognuno tenta di alzare la posta o comunque cerca di avere sempre maggiore protagonismo, hanno creato comunque una comunicazione confusa e distorta. Sono emerse più le divisioni che le cose positive della manovra. Solo per il Sud ci sono impegni importanti. Al Mezzogiorno viene destinato il 34 per cento delle risorse totali e vengono accelerati gli investimenti: 675 milioni solo per il credito imposta che attiveranno 2 miliardi. Senza contare un fondo di 250 milioni per la crescita delle Pmi e i 300 milioni per i comuni che devono usarli per le infrastrutture sociali. Non abbiamo indossato molte felpe ma abbiamo messo risorse importanti per la sicurezza e per i Vigili del fuoco. Ma, è vero, la manovra poteva essere raccontata diversamente».
Come cambiamo il passo?
«A gennaio il premier Conte presenterà una propria agenda ma il Pd ha molto da dire. Dal lavoro alla scuola».
In ballo però c`è il nodo della prescrizione e il fondo Salvastati dove le posizioni con i grillini sono distanti.
«Sono fiduciosa sulla riforma della Giustizia, su cui manterremo il punto, che seguo personalmente e sul Mes. Il dialogo è aperto: la cosa importante è un punto di caduta comune».
Lei è fiduciosa ma il governo balla ogni giorno.
«Zingaretti l`ha detto: stiamo insieme al governo per il bene del Paese e per fare le cose che servono. Basta vedere alcuni dati: con il governo gialloverde la crescita è arrivata a zero, partendo da un 1.7 lasciato dai nostri governi, e ora siamo allo 0,4. È ancora molto poco ma abbiamo invertito una tendenza negativa. Però questo lavoro di rimettere in corsa il Paese deve riguardare tutti».
A gennaio si vota in Emilia. Se vince la destra ci saranno ripercussioni sul governo?
«Credo sia sempre sbagliato collegare le Regionali con le sorti dell`esecutivo. Anche se l`Emilia è importantissima per noi: è la culla del riformismo e deve vincere Bonaccini che ha fatto un ottimo lavoro».
La verifica tra alleati, su cui Conte è d`accordo, bisogna farla subito o dopo le Regionali?
«Appena approvata la manovra. Nemmeno un giorno in più».
E’ paradossale che il Pd debba vedersela sia con l`M5s che con i renziani. Con chi è più difficile convivere?
«Non stilo voti e non faccio classifiche. È evidente come il cammino intrapreso ad agosto per non consegnare il Paese alla destra di Salvini fosse già una scelta complicata: formare un governo con una forza con cui ci eravamo scontrati sino al giorno prima non era semplice. Poi, subito dopo il giuramento dei sottosegretari, appena c`è stata la scissione, ho capito come un cammino già difficile si sarebbe ulteriormente complicato. E così è stato».
Ma andando avanti con i litigi e i distinguo c`è solo il voto, altro che fine della legislatura.
«Il Pd sta gestendo tutto con grande senso di responsabilità: lo facciamo per il Paese non con uno spirito di parte, ma non possiamo svenarci per tenere insieme contendenti che alzano continuamente la posta. Ora è importante rilanciare l`agenda di governo. Ma se tutto diventa troppo complicato, se le forze politiche hanno priorità diverse allora arriverà il momento di guardarsi in faccia e capire se si vuole andare avanti insieme».


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