«Alle donne che subiscono violenza e in questo periodo sono costrette a stare in casa con i loro aguzzini dico: denunciate, la rete antiviolenza funziona e i Centri continuano a garantirvi assistenza da remoto». Da sempre in prima linea sui temi della violenza di genere Valeria Valente, senatrice del Pd e presidente della commissione parlamentare d`inchiesta sul femminicidio interviene su quella che si sta rivelando un`arma a doppio taglio per le tante donne che in questi giorni vivono sotto lo stesso tetto con uomini violenti.
Lo scorso 26 marzo in Commissione è stato approvato all`unanimità un documento, di cui la Valente si è fatta promotrice, che sul tema parla chiaro: in piena emergenza Coronavirus vanno rafforzati i provvedimenti a tutela delle vittime di violenza e dei loro figli. Quali sono i punti salienti del documento?
«In piena pandemia ci è stato segnalato dalla rete antiviolenza un silenzio assordante: cioè non ci arrivano più denunce. Da lì abbiamo scritto al capo della polizia Franco Gabrielli per chiedere un maggiore raccordo tra Centri antiviolenza e forze dell`ordine».
Con il rischio Covid dunque un`emergenza nell`emergenza?
«Lo chiamerei piuttosto un dramma nel dramma, poiché c`è l`impossibilità di continuare o avviare un percorso di aiuto. Perché la violenza non è mai un raptus, è qualcosa di profondamente radicato nel tempo attraverso segnali chiari che rischiano di sfociare nel femminicidio. Ecco allora che le vittime hanno bisogno di un supporto, specie in questa fase, dove i dati Istat ci dicono quanto le donne siano in difficoltà nel percorso di consapevolezza e fuoriuscita dall`isolamento».
Quali sono le richieste al Governo nel documento?
«Premesso che lo abbiamo votato all`unanimità con tutte le forze politiche sia di maggioranza che di opposizione, riguardano anzitutto il potenziamento de11522 (pubblicizzandolo di più e in varie lingue, dato che vi sono anche misure per donne immigrate), il numero di Telefono Rosa per fare in modo da rispettare la segretezza per chi denuncia. Se la donna in casa non può fare la telefonata perché c`è l`autore della violenza, c`è un`App dedicata con cui si può
inviare una e-mail dal cellulare».
Poi?
«Abbiamo affrontato le misure di carattere più giudiziario: l`allontanamento del soggetto violento dalla casa familiare deve essere la strada maestra. Si può intervenire con un ordine di protezione, ancora di più adesso che siamo in piena pandemia, perché ci sono problemi di posti letto nelle case rifugio. Poi c`è il capitolo minori: oltre ad aver perso la socialità con scuola, nonni e amici, quali altre violenze devono subire? Un appello dunque a forze dell`ordine, magistrati e avvocati a utilizzare di più norme già esistenti».
Cos`altro è previsto per la tutela dei minori?
«Bisogna distinguere se c`è un procedimento per violenza o separazione. Valutando se uno dei genitori a cui il minore è affidato dichiara che con l`altro non siano garantite le misure di sicurezza. In particolare per le visite protette in presenza di assistenti sociali e in luoghi neutri, ora si devono garantire ma in remoto».
Due giorni fa la Cassazione ha accolto il ricorso degli orfani di Marianna Manduca, uccisa a Catania dal marito nel 2007. Cosa ne pensa?
«È un caso esemplificativo di una modalità di interpretare la norma da parte dei giudici. Sarebbe stata una sconfitta della giustizia perché di fronte a 12 denunce non si può parlare di “morte inevitabile”».
I dati del rapporto Eures parlano di 94 femminicidi nei primi 10 mesi del 2019. Come si spiega?
«Le donne iniziano a ribellarsi agli uomini che non accettano la fine del rapporto, rivendicando autonomia e libertà. Il problema è che non siamo ancora in grado di proteggerle». Di cosa c`è bisogno? «Ulteriori fondi ai centri rifugio, che già arrivano tardi per lunghe trafile burocratiche e per i quali nel documento sono stati previsti, in uno dei due emendamenti, ulteriori 3 milioni di euro. Il mio grazie va alle operatrici che spesso lavorano gratis e sono le prime ad accogliere l`sos delle vittime».


Ne Parlano