“In un momento di debolezza come quello che attraversiamo, in nome della solidarietà con i Paesi europei si fa avanti un gigante come la Cina. Prima sono solo aiuti. Poi diventa un vincolo all’economia, che con il tempo si trasforma nel tentativo di costruire nuove alleanze politiche, all’interno di un piano, ormai manifesto, volto a cambiare l’ordine internazionale. È legittimo per la Cina perseguirlo, è doveroso per noi esserne consapevoli. Non disconosco, ad esempio, la validità dei rifornimenti medici inviati dalla Cina, ne siamo grati. Lo abbiamo fatto anche noi anni fa, quando c’è stato il terremoto nel Sichuan, e ora all’inizio della crisi come Commissione Ue. Ma sarei più prudente. Ad esempio anche nella comunicazione attraverso la tv pubblica, che ha dato molto più spazio alla lettera di Xi Jinping che al piano di aiuti da centinaia di miliardi di euro della Commissione Ue. Se si vuole trasformare questi rifornimenti in una collaborazione economica strutturata c’è bisogno di una riflessione in più, magari tenendo conto delle conseguenze geopolitiche. Perché qui non si parla più solo di un’operazione umanitaria, ma di una nuova puntata della Belt and Road Initiative (Bri), che come sappiamo è un progetto politico prima ancora che commerciale. La Cina sta sfruttando la rapida uscita dal picco della crisi attraverso misure draconiane per rilanciarsi economicamente. Vale allora la pena ancora una volta ribadire: bene la cooperazione a 360 gradi con tutti i partner, ma dando prevalenza alla collaborazione storica con l’Ue e con la Nato, e senza alterare le tradizionali linee di politica estera del Paese”. Così il senatore Alessandro Alfieri, capogruppo Pd in commissione Esteri a Palazzo Madama in una intervista a Formiche.net.


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