Gli oppositori alla redistribuzione calano, solo la Ue può trovare la soluzione
«Impegni precisi sulle quote di richiedenti asilo da ricollocare. E avanzamento, a livello politico, della condivisione nella gestione dei flussi migratori». Alla vigilia del vertice dei ministri dell`Interno dell`Ue sulla redistribuzione di 120mila profughi (39 mila dall`Italia), cui seguirà domani la riunione dei capi di Stato e di governo, Filippo Bubbico, viceministro dell`Interno, non perde l`ottimismo nonostante l`ostruzionismo dei Paesi dell`est al meccanismo delle quote. «Ci saranno passi avanti, il fronte degli oppositori si sta riducendo», assicura il vice di Angelino Alfano alViminale.
 Non è preoccupato dalle conseguenze che avrà una decisione sulle quote presa a maggioranza?
 «Le posizioni di egoismo locale saranno superate. Il cantiere è ancora aperto e i lavori sono in corso».
Fatto sta che Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia e Romania continuano a fare resistenza.
«Dovrebbero ricordare, e la politica si incaricherà di farlo con pazienza e spirito di sopportazione, che la partecipazione all`Ue non comporta solo benefici, ma anche vincoli».
Il suo sembra solo un auspicio.
 «Non è così. Le regole comunitarie, i trattati, già oggi indicano gli strumenti per regolare posizioni divergenti. Strumenti che indurranno gli Stati che, per motivi interni, stanno giocando la loro partita, a fare i conti con gli obblighi che hanno nei confronti dell`Unione di cui fanno parte».
A che si riferisce?
«Alle procedure sanzionatorie. Non ci si può sottrarre dai vincoli comunitari senza pagare un prezzo».
Ma nei Balcani si alzano i muri, si chiudono le frontiere e dalla bozza di accordo è scomparso il riferimento all`obbligatorietà della presa in carico dei migranti.
«Non siamo preoccupati e restiamo fiduciosi: il processo di condivisione europeo andrà avanti».
E se così non fosse? L`Italia ha un piano B?
«Qui non si tratta di avere piani B che comportino l`assunzione di decisioni che prescindano dallo spazio comune europeo. Il nostro piano B è continuare a insistere. Nel frattempo continueremo a fare la nostra parte».
Anche sulla creazione degli hotspot per il fotosegnalamento dei migranti, chiesta dai nostri partner?
«Non abbiamo difficoltà a organizzare centri di smistamento e prima accoglienza presidiati da agenzie dell`Ue e internazionali. Il problema, però, è che degli orientamenti comunitari non si può prendere solo un pezzo: bisogna prendere tutto. Sarebbe strano se accettassimo ulteriori vincoli a fronte di atteggiamenti irresponsabili da parte di altri Paesi dell`Ue».
C`è il rischio che il fronte orientale sia preso d`assalto dai richiedenti asilo, visto che altrove chiudono le porte?
«Abbiamo già vissuto una fase di approdo massiccio dal Mediterraneo. Le porte dell`Italia orientale già esistevano e non sono state attraversate. E non lo sono state non perché noi le abbiamo chiuse, ma per dinamiche geopolitiche. La Germania costituisce un fattore di stabilizzazione per tutta l`area».