L’utilizzo della didattica digitale è da giorni al centro della discussione politica. Eppure, la vita dei minori non può essere ricondotta solo alla dimensione scolastica dell’apprendimento, soprattutto, in una situazione inedita come quella che stiamo vivendo. L’emergenza Covid, infatti, ha tratti peculiari poiché ci costringe a un isolamento necessario e obbligatorio che modifica e trasforma in modo radicale i vissuti di ognuno di noi, costringendoci a ricostruire il modo di stare nel mondo e di vivere le relazioni.

Per questo abbiamo ritenuto urgente avviare una discussione aperta al mondo delle associazioni per stabilire quali possano essere gli strumenti migliori per costruire strumenti di accompagnamento nel presente e di sostegno per superare le conseguenze dei vissuti derivanti dalla crisi. Il senso di questa iniziativa parlamentare è chiaro. Riproporre la centralità dei minori in questa emergenza e favorire in ogni modo il loro benessere, cercando di aiutarli su vari aspetti, educativi, economici ed emotivi ad affrontare questa realtà sconosciuta e stravolgente.

Per queste ragioni, nella giornata di ieri si è svolto un incontro proficuo, organizzato su piattaforma digitale, tra i parlamentari di maggioranza e il mondo associativo. Il nostro obiettivo è quello di proporre al governo una serie di misure specifiche dedicate ai più piccoli come la creazione di task force locali di partenariato tra i soggetti della comunità educante nel suo complesso. Dagli interventi ad hoc per i minori vittima di violenza e per chi vive la separazione dei genitori, al supporto economico per la spesa di beni necessari, dalla fornitura di supporti tecnologici e cartoleria a chi ne è sprovvisto al potenziamento delle esperienze di didattica attiva erogata anche a distanza. Sono proposte concrete che vanno inserite in un quadro normativo organico che comprenda anche una serie di misure educative a favore anche della sfera emotivo-emozionale.

Ed è proprio su quest’ultimo punto che vorrei concentrare il mio contributo, partendo da tre temi chiave: spazio, tempo e corpo. Nel giro di poche ore, la vita bambini e dei ragazzi è stata stravolta e si sono ritrovati a disegnare arcobaleni da appendere alle finestre, nelle loro case. Ciò ha mutato la loro percezione del mondo e gli strumenti con i quali sono stati abituati a ragionare.

Lo spazio che in questi giorni è ridotto a quello stretto e soffocante delle nostre case deve essere vissuto in un nuovo modo per potere “dilatarsi”. Bisogna ricostruire ambiti di vita innovativi: lettura, relazioni sociali su internet, giochi, musica, movimento, lettura. Tutto questo permette ai bambini di trovare stimoli in un momento di totale svuotamento di vita ma offre anche l’opportunità ai genitori di costruire una nuova relazione con i figli.

Allo stesso modo il tempo, che in questi giorni non sembra passare mai, occorre imparare a riempirlo di senso perché il tempo non è soltanto quello da misurare, con gli orologi, ma può passare in fretta in base all’esperienza del soggetto che lo percepisce. Il tempo anonimo e omogeneo di questi giorni, con lo scorrere sempre uguale delle lancette, non dice niente dell’intensità delle esperienze. Ecco, bisogna riempire il tempo dei più piccoli con nuove esperienze, con nuove attività, provando a ricostruire esperienze di senso all’interno di nuovi contesti privi di quella che riteniamo essere l’unica vitalità possibile, cioè quella legata al susseguirsi dei fatti che accadono nello spazio esterno della nostra esistenza.

E infine il corpo, parte costitutiva della nostra identità ed è indissolubilmente legato alla percezione di noi stessi e alla costruzione delle relazioni con il mondo e con gli altri. Noi siamo il nostro corpo, un corpo persona e un corpo soggetto, fonte di emozioni e intenzioni che manifestano la nostra interiorità. Anche i minori non sfuggono a questa articolazione. Per questo, nei giorni della reclusione forzata, è indispensabile che si muovano. Non è facile negli spazi, spesso angusti, dei nostri appartamenti di città. Ma non bisogna rinunciare a fare usare ai bambini il loro corpo, utilizzando anche il movimento per una nuova consapevolezza di sé.

Sono tutte questioni che chiamano prepotentemente in causa la relazione tra genitori e figli che va rivista alla luce di ciò che sta accadendo, attraverso la definizione di nuovi modi di essere e di pensare, ma che che chiama in causa un ruolo più attivo e non scontato di educatori e genitori.

Cerchiamo quindi di dedicare la massima attenzione ai minori per garantire la qualità della vita psicofisica e organizzare il loro tempo aiutandoli a sostenere la rete di amicizie e di relazioni educative attraverso nuovi canali.


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