“Seguo da tempo, unitamente alla senatrice Elena Ferrara, la vicenda relativa al ricercatore iraniano Ahmadreza Djalali esperto a livello internazionale di medicina delle catastrofi, ben noto anche in Italia per aver a lungo collaborato con l’università del Piemonte orientale. Da un anno abbiamo evidenziato le costanti e plateali violazioni delle garanzie giudiziarie e dei diritti processuali subite da Djalali. E abbiamo incontrato l’ambasciatore iraniano in Italia, evidenziando come si sia in presenza di una questione umanitaria a livello internazionale, per la quale si sono mobilitate istituzioni accademiche e autorità statuali della Svezia e di molti altri paesi europei; e sono intervenuti la stessa Ue e l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, mentre venivano raccolte decine di migliaia di firme e si mobilitavano centinaia di parlamentari italiani ed europei. Tutto, oggi, sembra esser reso vano dalle informazioni giunte in queste ore dall’Iran e da una notizia non smentita, secondo la quale non sarebbe stata consentita la presentazione del ricorso in appello pur previsto dall’ordinamento iraniano. È un fatto di gravità inaudita, tenuto conto che il processo ad Ahmadreza Djalali si è svolto senza alcun rispetto per le minime garanzie e per i più elementari diritti richiesti da un sistema giuridico degno di questo nome”. Lo dice il senatore del Pd Luigi Manconi.

 

 


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