Federico Rampini nel suo ultimo libro “La seconda guerra fredda“ scritto prima della pandemia da Covid 19, quasi prevedendo la grave emergenza che stiamo vivendo, si chiede “ chi governerà la prossima crisi, se una recessione economica globale incrocerà lo scenario della nuova guerra fredda?

E continua “ Xi ( Jinping ) ha lavorato per costruire le premesse di uno scontro, col suo dirigismo di Stato, con il rafforzamento militare e l’espansione geopolitica…..teorizzando che il suo sistema politico autoritario è più efficace delle nostre scassatissime liberaldemocrazie “.

Rampini dedica un capitolo all’Africa . La sua analisi è impietosa, citando l’economista indiano americano Sarwar Kashmeri che afferma “ i cinesi comprano l’Africa, ne sono i nuovi padroni, la stanno invadendo per saccheggiare le materie prime”.

L’autore aggiunge “ la sfida tra Cina e Occidente si giocherà in buona parte sul destino dell’Africa. E di fatto noi abbiamo deciso che non ci interessa avere un ruolo”.

E’ difficile non dare ragione a Rampini, quando l’atteggiamento di parte delle classi dirigenti europee in questi anni è stato quello di chi teme l’Africa per i suoi flussi migratori e non sa cogliere nelle sue potenzialità un seme fecondo di cooperazione economica,culturale e geopolitica.

Oggi il Coronavirus ridisegna gli equilibri sociali, le gerarchie geopolitiche, il modo di intendere lo sviluppo,le nostre priorità.

Abbiamo da questa testata lanciato un appello affinché i più esposti alla crisi sanitaria fossero difesi.

Abbiamo ricordato “Oggi l’Africa ha ancora più bisogno di noi, per le sue disastrose inadeguatezze sanitarie, per la sua immane demografia, per il suo esplosivo coacervo di ingiustizie immense e di privilegi enormi in mano a pochissimi.

In queste ore sulle colonne dell’Avvenire la direttrice di questa testata, Antonella Napoli, ha scritto a lettere di fuoco che la pandemia in Africa sta favorendo i gruppi terroristi islamici: “lungo la fascia del Sahel, il bordo del deserto, 5 mila chilometri che si estendono dal Sahara Occidentale alla savana del Sudan meridionale, resta terreno di conquista Jihadista”.

Non si può più attendere!

Dalla Unione Europea in particolare aspettiamo una iniziativa, purtroppo da tempo invocata e delusa.

Mi rivolgo alla Presidente della Commissione Europea che in modo sorprendente e positivo, inserì tra i punti prioritari del suo programma le relazioni tra Europa e Africa.

Cinque cose da fare subito se abbiamo capito la lezione:

1) Un piano straordinario per garantire professionalità mediche e paramediche adeguate,strutture sanitarie adeguate, presidi farmaceutici e protettivi efficienti.

2) il rafforzamento del contingente militare per contrastare l’espandersi dell’azione terroristica islamica.

3) si lavori perché i leader del G20 attivino i diritti speciali di prelievo del Fondo Monetario Internazionale,una sorta di denaro globale per aiutare i Paesi più bisognosi e perché i Paesi creditori decidano di sospendere il debito delle economie in via di sviluppo.

4)I cinque settori in cui UE e Africa hanno deciso di investire in modo prioritario (transizione verde,trasformazione digitale,crescita ed occupazione sostenibili, pace e governance,migrazione e mobilita’,non siano titoli senza contenuti e contenuti senza progetti e progetti senza finanziamenti.

Il redigendo Bilancio Pluriennale della EU 2021/2027 ne dia prova.

5) Intervenire nel grande business delle multinazionali che succhiano le ingenti risorse naturali e minerali africane senza lasciare che pochi spiccioli alle comunità locali,peraltro vessate dalle reti malavitose che campano sul grande affare dei minerali sporchi di sangue.

Il Parlamento europeo voto’ con un gesto storico la tracciablità dei minerali estratti in Africa e la catena che li porta ad essere componenti di molti oggetti che noi usiamo.

Si vada avanti in questa direzione. E senza paura.

Non dobbiamo avere paura, non possiamo e non dobbiamo rassegnarci, vogliamo che le classi dirigenti europee e occidentali smentiscano l’esito finale descritto da Rampini.


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