Finalmente si alzano voci fuori dal coro, che non sono né ‘` sottomesse’ né ripiegate su se stesse. In molti commenti così come nelle prime reazioni si è avvertita più consapevolezza che in passato. Riusciremo a contrastare la paura che ci spinge a chiuderci nei nostri confini, nelle nostre sopravvivenze egoistichè senza cadere, almeno questa volta, nella retorica del ‘siamo tutti francesi’ che non costa nulla e si dissolverà nel nulla? Come è stato con la retorica ‘siamo tutti Charlie hebdo’? Li era tutto più semplice, il simbolo più chiaro.
Oggi quando non è colpita tanto la caustica e irriverente laicitè francese, ma la normalità delle nostre vite, si sentono finalmente voci pensanti e consapevoli. che mettono in guardia dalla retorica del dilagante politically correct. La retorica di chi è sempre troppo indulgente fino alla ‘sottomissione’, di chi ha paura di non essere abbastanza tollerante e dialogante, e dunque occulta i propri simboli, siano il crocifisso o Beethoven, il nostro vino o la nostra moda.
 In una melassa buonista , indifferenziata che non è vera accoglienza delle diversità altrui, ma retorica senza principi e che, appunto, non costa nulla. Perché non ci sono convinzioni vere, valori vissuti, ideali pratícatí, perché, come sappiamo, chi non crede in niente crede a tutto. Ora noi dobbiamo dimostrare, davvero, che la nostra civiltà non è questo spappolamento. Che noi non siamo così. Che la tolleranza, quella vera, non è un pensiero debole e annacquato, ma può essere potentissimo, come la misericordia. Che la libertà, di cui siamo orgogliosamente portatori, si radica nella responsabilità e non nel vuoto.
Che può fare, altrimenti, la nostra identità così diluita a fronte di questi giovani jihadisti, che per disperazione o illusione sono disposti a tutto, al martirio come normale scelta di vita? Come prima cosa possiamo evitare la retorica buonista e dirci la verità. La sfida è anche e prevalentemente culturale. Questi giovani terroristi non vengono da fuori, sono figli e nipoti di un`emigrazione di seconda e terza generazione oggi non integrata come quella dei loro padri.
Reclutati da predicatori radicali rozzi che sfruttano il senso di esclusione e l`emarginazione sociale, sono in contatto costante con le tensioni dei loro paesi di origine. E che ora soggiornano a centinaia in Iraq e in Siria per addestrarsi e unirsi allo jihadismo. Urlano sì ‘Allahu Àkbar’ ma hanno idee molto approssimative della religione islamica, per non dire rozzissime. Possiamo dirci finché vogliamo tra di noi che la religione mussulmana è complessa, ricchissima e tollerante ma se non aiutiamo a farlo capire a loro, queste nostre generose ammissioni sono sterili e, di nuovo, retoriche.
La religione, lo díciamo sempre, è un pretesto che veicola altro, (denaro, potere, conflittualità endemiche e geopolitiche ecc., ma non è stato sempre un pò così nella storia?) E forse c`era dello schematismo `nello Scontro di civiltà analizzato da Samuel P. Huntíngton ne11996. E però la lotta che innalza i vessilli dello scontro religioso ha oggi, nelle aree martoriate dagli attacchi del sedicente stato islamico, un carattere nuovo e particolarmente cruento: i massacri delle minoranze religiose, le violenze sulle donne cristiane, la distruzione sistematica di tutti i simboli spirituali e infinite atrocità.
Noi dobbiamo affrontare seriamente, con risorse e idee nuove la questione del così detto dialogo interreligioso, creare, ad esempio, un`alleanza operativa (tanto utile anche ai Servizi Segreti) con gli Imam che impropriamente chiamiamo moderati ma che più correttamente dovremmo chiamare spirituali. Sono una realtà importante. Ce ne sono in Marocco, in Tunisia, in Egitto e disposti ad aggregare centri di formazione di Imam anche da noi. Se invece di instupidirci con le lotte sul Gender nelle scuole, o se non ci limitassimo a elogiare gli insegnanti diligenti sulla correttezza del cibo nelle mense e fornissimo, piuttosto, una preparazione di livello su questi temi ai docenti stessi, ripensando la stessa ora di religione, faremmo un`opera di grande utilità nella formazione di un vero e non ideologico multiculturalismo. Tanti appelli all`islam moderato suonano retorící. In quel mondo, politica e religione sono un tutt`uno, lavorare per la loro distinzione è l`unico modo per produrre moderazione.
Infine un`ultima osservazione relativa alla polemica sul Giubileo che vede la Lega schierata per il suo annullamento. Nella storia i Giubilei sono sempre stati immersi negli eventi più tragici, pestilenze, carestie, guerre. Ne erano in realtà l`argine, il momento della sosta e del ristoro. Il luogo dell`accoglienza e della misericordia. Un pezzo di storia di grande civiltà, appunto.

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