‘Il decreto della Regione Lazio ‘Linee di indirizzo regionali per le attività dei Consultori Familiari NU00152 del 12/05/2014′ contiene una novità importantissima in merito all’obiezione di coscienza relativa alla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Oggi i medici obiettori rappresentano il 69,3% dei medici ginecologi sfiorando in alcune regioni addirittura il 100%, un dato che rende difficile l’accesso alle strutture dove si pratica l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG). Secondo la legge la donna che vuole abortire deve parlarne con un medico che rilasci un documento che attesti la sua richiesta, trascorsi 7 giorni la donna può recarsi in una struttura autorizzata per richiedere l’aborto’. Lo dichiara la Vice presidente del Senato Valeria Fedeli. ‘Nel pieno rispetto dell’obiezione di coscienza, il decreto della Regione Lazio introduce il principio che tale obiezione riguarda esclusivamente operatori impegnati nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza, mentre i medici in servizio presso i Consultori Familiari possono ritenersi non coinvolti in tal senso anche per quel che riguarda la prevenzione della gravidanza; inoltre esso assegna alle stesse Regioni il compito di assicurare l’erogazione della prestazione anche attraverso la mobilità del personale garantendo il diritto all’autodeterminazione delle donne, per una maternità libera e consapevole garantita dalla legge 194 che essendo legge dello Stato va attuata e garantita in tutte le sue parti’. E prosegue Fedeli: ‘In sostanza lo spirito del decreto non fa che ribadire un principio già contenuto quindi nella legge 194 sulla tutela della salute della donna, anche attraverso un riordino delle politiche sanitarie che riguardano i consultori. Un principio che va salvaguardato anche in seguito alla condanna da parte del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa che accusa l’Italia di violare il diritto delle donne all’interruzione di gravidanza a causa del numero eccessivo degli obiettori. Intendiamoci, l’obiezione di coscienza è un diritto dei medici che nessuno vuole mettere in discussione. Si tratta però di un diritto individuale, che non può riguardare le strutture, né può ledere i diritti previsti dalla L. 194. di garantire le scelte libere delle donne’.

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