‘I beni sequestrati o confiscati alle mafie hanno raggiunto, in termini non solo numerici, ma qualitativi, una dimensione economicamente consistente. Solo nel 2013 risultano ben 500 procedimenti di sequestro e confisca. La disponibilità di ingenti capitali finanziari ha infatti consentito, alle mafie, di sviluppare una capacità imprenditoriale parallela a quella legale che grazie alla sua dimensione transnazionale è in grado di distorcere i meccanismi di funzionamento del mercato. Questa consapevolezza, ci induce a riscoprire l’utilità sociale della gestione dei beni sequestrati o confiscati come una vera e propria priorità nelle politiche di contrasto alla mafia. La capacità di produrre valore sociale con tali beni consente infatti di ricostruire quel rapporto fiduciario tra i cittadini e lo Stato, che la criminalità organizzata contribuisce fortemente e drammaticamente a corrodere’. È intervenuta con queste parole la Vice Presidente del Senato Valeria Fedeli, all’apertura del Convegno ‘Fare impresa sociale e buona economia con i beni confiscati alle mafie: si può!’, promosso dalla Unicredit Foudation. La Senatrice, che presso l’Unicredit Tower Hall di Milano, dove si è svolto oggi l’incontro, era presente in rappresentanza del Senato, ha poi ricordato che la gestione dei beni sequestrati o confiscati, in alcuni casi, si è rivelata molto problematica o non ha prodotto i risultati attesi, nonostante l’impegno profuso dalle associazioni di volontariato nel recupero e nella gestione di tali beni, ed ha aggiunto: ‘Queste realtà associative ed imprenditoriali costituiscono la migliore bandiera della legalità e testimoniano, in maniera inequivocabile, che l’invincibilità delle mafie è un mito superabile e ormai superato. Dobbiamo saper scommettere tutti insieme sulla possibilità che privati possano, attraverso la gestione dei beni sequestrati o confiscati, perseguire obiettivi tipicamente pubblici di integrazione e coesione sociale. Penso alla produzione di beni e servizi rivolti alla persona, alla comunità, al soddisfacimento dei ‘nuovi’ bisogni connessi alla salubrità dell’ambiente, alla tutela del patrimonio artistico, alla difesa del territorio, dove più diffusi sono i fallimenti sia dello Stato che del mercato’.

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