La settimana appena passata ha acceso un faro sulle questioni di genere aprendo un ` importante spazio di discussione sui media e nella società civile del Paese: da un lato il apporto McKinsey che ha analizzato quanto PIL in più si produrrebbe nel mondo se la partecipazione femminile al mercato del lavoro fosse pari a quella degli uomini, basandosi su un`analisi su 96 stati, dall`altro la quattro giorni di discussione intensa, appassionata e di livello altissimo, dal titolo ‘Il tempo delle donne’, promossa dal gruppo de ‘La 27esima ora’ per il secondo anno consecutivo. Due dati emersi sono a mio avviso i più interessanti e dovrebbero continuare ad essere un faro per l`attività del Partito Democratico e per il lavoro che la maggioranza di Governo dovrà fare nella scrittura della legge di stabilità per il 2016. Da un lato i numeri del rapporto McKinsey: secondo lo studio infatti se le donne avessero gli stessi tassi di occupazione degli uomini il Pil annuo globale aumenterebbe di 28 mila miliardi nel 2025, il 26% del Pil globale, che equivarrebbe alla ricchezza di Cina e Usa messe insieme. Dall`altro i dati dell`indagine su lavoro e maternità che RCS ha condotto su più di 20.000 persone e che segnala, oltre ad una grandissima insoddisfazione degli italiani per le politiche per i figli, la volontà della metà dei padri di partecipare più attivamente alle cure dei figli piccoli. Una volontà rimasta troppo a lungo sottotraccia nella discussione pubblica e purtroppo non assecondata adeguatamente dalla legislazione nazionale, carente in toto su questo versante e colpevole di lasciare sole le donne frustrando la voglia dei padri di condividere questo momento con loro. Sono due dati che vanno letti nella cornice più larga della situazione del Paese: l`Italia è agli ultimi posti in Europa per il tasso di occupazione femminile ed il dato, se incrociato con quello sui giovani, è ancor più desolante, abbiamo inoltre una natalità bassissima con una popolazione che invecchia vistosamente al punto che il 21,4% è oltre i 65 anni di età, come sottolineato recentemente da Avvenire. Numeri che palesano un`emergenza: il potenziale dì crescita del Paese rappresentato dalle donne è una risorsa che non possiamo più pèrmetterci resti inutilizzata, vanno accelerate e messe in campo politiche nuove per l`occupazione femminile. E bisogna farlo innovando con forza l`approccio: le politiche per l`occupazione femminile non possono più prescindere dall`avere le condizioni per conciliare strutturalmente il loro lavoro con la libertà di scelta di mettere al mondo dei figli. Questo è spesso il più grande ostacolo per le donne all`ingresso nel mondo del lavoro, alla permanenza nel lavoro ed alla possibilità di fare carriera in una competizione alla pari con i colleghi uomini. Questa consapevolezza deve guidarci. Aggredire la questione vuol. dire partire da qui, e farlo in modo moderno implica affiancare alla conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro nuove politiche che favoriscano la condivisione tra uomini e donne degli onori e degli onori che avere un figlio comporta. Sono quindi 3 gli assi su cui la legge di Stabilità potrà intervenire: incentivi alle assunzioni, conciliazione tra lavoro e vita familiare, condivisione delle responsabilità tra madri e padri. Nel Pd è già viva la discussione sul primo di questi temi, su cui io stessa ho lanciato qualche settimana fa una proposta: il rendere selettivi dal prossimo anno gli incentivi per le assunzioni, con meccanismi che favoriscano il lavoro femminile, quindi le donne. Sosterrò in ogni contesto questa linea e credo sia una condizione necessaria ma non sufficiente per recuperare il gap di occupazione femminile nel nostro Paese. Accanto a ciò occorre infatti fare altro: serve stabilizzare i nuovi strumenti delle politiche di conciliazione introdotte per il 2015 col Jobs Act rendendoli permanenti e concependoli però come una base su cui implementare un sistema più favorevole per chi sceglie di avere figli, fatto di sussidi e nuove politiche di sostegno alle madri e alle famiglie. Qua sta infine la discussione sulla condivisione: soltanto coinvolgendo i padri nelle cure familiari potremo non lasciare sole le madri in questo momento, con tutto quello che ciò comporta sui loro percorsi lavorativi oltre che sui loro stili di vita, ma anche per sostenere la scelta di tanti padri che vorrebbero avere un ruolo maggiore nella crescita dei propri figli ma non riescono a farlo a causa di una legislazione ed una cultura antiquate appiattita su uno stereotipo di ruoli per cui vince l`idea che il figlio sia a carico della sola madre, e non di una reciproca libertà di scelta. Tre risposte importanti ad un ritardo culturale del Paese che si sta pericolosamente trasformando in un problema economico e di sviluppo. Tre, tracce di lavoro per tutti noi che siamo impegnati in Parlamento e al Governo, tracce su cui sarà utile ascoltare e interagire con la realtà concreta del Paese che ci chiede queste innovazioni. Anche di questo ringrazio le amiche che hanno organizzato ‘il tempo delle donne’, perché è grazie anche. ajoro, di mondi diversi, imprenditrici, lavoratricL donne della cultura e dell`informazione, associazioni e singoli cittadini, che arriverà la spinta a cambiare le cose. Cambiarle in meglio, con gli occhi delle donne.

Ne Parlano