Al direttore – Con l`intervista al Foglio Matteo Renzi ha sprecato un`occasione. All`ex premier sarebbe bastata metà dello spazio per sostenere Maria Elena Boschi, se avesse avuto buoni argomenti. Con l`altra metà, avrebbe potuto spiegare come mai Banca Etruria sia fallita in quel modo, quali siano stati gli errori nostri e dell`Europa, chi e come non abbia capito per tempo i disastri del bail in. Renzi, invece, l`ha girata sul personale: de Bortoli ce l`ha con lui, fa marketing per il suo libro, e tanto dovrebbe spiegare tutto. Piccole, usurate astuzie da politico d`antan. Che aggravano la situazione. Partiamo dalla rivelazione dell`ex direttore del Corriere della Sera. Mi sarei aspettato che Boschi confermasse non senza stupirsi dello stupore altrui: ma come? E` ovvio che abbia chiesto all`amministratore delegato di Unicredit di salvare Banca Etruria; si tratta di una grande azienda delle mie parti e io sono una parlamentare che si occupa del suo territorio, come usano tutti i parlamentari. Magari Boschi avrebbe potuto aggiungere, così, per strafare un po`: ho parlato non solo con Ghizzoni, ma anche con altri banchieri, e allo stesso scopo. Certo, se cosi avesse fatto, Boschi avrebbe rischiato di essere chiamata a chiarire in che cosa, in concreto, consistesse la richiesta di soccorso: ingresso immediatodei salvatori, che avrebbero potuto e dovuto aprire tutti i cassetti, liberi di avviare azioni di responsabilità contro gli amministratori precedenti, ovvero ingresso graduale, per poter prima sistemare le cose? Certo, qualcuno avrebbe potuto sollevare la questione del conflitto di interessi, dato che il padre dell`allora ministra era stato vicepresidente e, prim`ancora, consigliere di amministrazione di Banca Etruria. Sostenere che il governo non abbia fatto favori a nessuno perché ha commissariato Banca Etruria pare un argomento debole:
il commissariamento è stato chiesto dalla Banca d`Italia al ministero dell`Economia che lo ha deliberato. Il commissariamento non è stato né poteva essere un`iniziativa del governo che, d`altra parte, non avrebbe potuto rifiutarlo. Boschi avrebbe potuto tenere il punto – un po`, non del tutto, ma un po` – sostenendo che sì, un conflitto d`interessi poteva anche esserci, ma tale era l`ansia di difendere gli sportelli e chi ci lavora che, come una Cirenea, si prendeva sulle spalle questa croce, sicura di venir compresa dal corpo elettorale, e pace se le anime belle se ne scandalizzavano… Ma Boschi aveva detto al Parlamento, e ha ripetuto adesso, di non aver mai sollevato la questione Etruria con Ghizzoni. E qui casca l`asino. Comunque sia, Boschi ha segnato un autogol. Se dice il vero, ha mancato come parlamentare toscano, visto che un altro ministro, il reggiano Graziano Delrio, ha candidamente ammesso di essersi occupato dello stesso dossier, che comprendeva anche la Cariferrara, con i banchieri della Banca Popolare dell`Emilia; di più: se dice il vero, Boschi dovrebbe anche confessare ai suoi elettori le ragioni per cui sarebbe venuta meno ai doveri della rappresentanza territoriale. E la spiegazione suonerebbe fatalmente così: non ho parlato con Ghizzoni perché sarei stata in conflitto d`interessi. Del resto, Boschi ha negato l`intervento sul banchiere proprio rispondendo all`accusa di conflitto di interessi. E un altro ministro, Dario Franceschini, l`ha difesa da tale censura osservando a “in mezz`ora”: come può esserci conflitto se non è mai intervenuta?
Se invece Boschi non dice il vero, il Parlamento ha un problema: è stato ingannato dal ministro dei Rapporti con il Parlamento, ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L`alternativa – un`alternativa del diavolo – è tra una Boschi che non fa quel che dovrebbe e una Boschi che dice bugie. A quanti insistono a chiedermi a chi comunque credo, da ex vicedirettore del Corriere, tra Boschi e de Bortoli rispondo così: Boschi ha annunciato di aver dato mandato a due famosi legali di difendere il suo buon nome, leso dalla rivelazione di de Bortoli, e de Bortoli l`ha sfidata a querelarlo; dunque, o la querela viene presentata con ampia facoltà di prova e viene poi coltivata, e allora vedremo i testimoni, le carte e le date, oppure la querela non viene presentata (o viene presentata e poi lasciata dormire come fanno i potenti furbastri per intimidire i deboli), e allora avremo la conferma dell`informazione di de Bortoli e il Parlamento dovrà chiederne conto al sottosegretario a palazzo Chigi. In tutta questa vicenda, resta però sullo sfondo la tragedia vera, ossia la decisione di sottoporre a risoluzione Banca Etruria e le altre tre “banchette”, ricordate anche da Renzi nell`intervista, con un qualche anticipo sull`entrata in vigore del bail in. Fu quella una decisione prudente? Fu utile all`Italia stabilire in situazioni
fallimentari piccole un prezzo dei crediti in sofferenza destinato a fungere da riferimento per tutte le altre banche, anche grandi? Non sarebbe stato meglio ricapitalizzare quelle piccole banche con il Fondo interbancario di tutela dei depositi, come era disposto a fare lo stesso Fondo, e affrontare, forti dell`articolo 47 della Costituzione, un eventuale contenzioso con la Commissione UE? Un contenzioso eventuale, e dunque non certo e ancor meno perso in partenza come dimostra oggi il decreto salva banche che fa intervenire addirittura lo Stato. Ma allora si parlerebbe di questioni serie. E le questioni serie sono noiose. Non si prestano alle battute e nemmeno ai giochetti demagogici sulla commissione parlamentare di inchiesta sulle banche. Che Renzi evoca gonfiando il petto ma ben sapendo che difficilmente decollerà e che, comunque, non inizierà mai i suoi lavori chiamandolo a deporre su Etruria e l`Europa e, più ancora, sull`affare MPS-JP Morgan, ma al massimo si comincerà da Fornasari e Mussari, dalla formazione dei crediti deteriorati attingendo al già noto di Bankitalia e dalle ispezioni già raccontate della Consob: sai che scoperte.


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