«Sono preoccupato, la web fax rischia di arenarsi alla Camera», dice Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria del Senato. «Proprio quando Facebook ammette di aver eluso il fisco italiano e promette di mettersi in regola, ma a modo suo, dunque sospettabile delle solite astuzie, data la massiccia elusione praticata fin qui, 179 milioni tra il 2013 e il 2015, come è stato rilevato al Parlamento europeo».
Perché questo timore?
«Leggo sui giornali tre posizioni in seno al gruppo Pd di Montecitorio: una favorevole nella sostanza alla nonna già approvata dal Senato con il pieno consenso del governo; una contraria alla web fax tout court; una terza, impersonata dall`onorevole Boccia, che diminuisce dal 6% all`1% la tassa a carico di Google, Facebook e compagnia e cerca di recuperare il gettito, che verrebbe meno, estendendo all`e-commerce una web tax ad aliquota mignon. Fisiologica dialettica, purché si arrivi a una sintesi positiva».
Ma l`idea di coinvolgere l`e-commerce non è più ambiziosa della tassa sulle sole transazioni digitali tra imprese decisa dal Senato?
«Più nelle intenzioni che nella realtà. Secondo la riformulazione di Boccia, la web fax non genererebbe credito d`imposta per le imprese web italiane, e dunque appesantirebbe il prelievo fiscale sul risultato annuale. Quanto ai clienti – le altre imprese, le famiglie che acquistano l`energia elettrica in rete, i ragazzi che scaricano i film da Netflix – si vedrebbero addossare un`addizionale Iva de facto. Ma perché far pagare ai consumatori lo sconto ai giganti del web? Perché varare un`Iva bis?».
Ha ancora senso una web tax dopo l`annuncio di Facebook?
«Ha senso più che mai. Sono 10 anni che elude il fisco. Guarda caso, Facebook dice – sia pur genericamente – che pagherà le tasse in Italia alla vigilia del voto della Camera e dopo che il Senato ha deciso il rafforzamento della definizione di stabile organizzazione e il varo della web fax sui ricavi. Se avessimo ancora rinviato alla Ue o all`Ocse, campa cavallo. E tuttavia attenzione. Facebook farà transitare da Facebook Italia solo i ricavi effettuati con la collaborazione di questa filiale che ha 22 dipendenti. E gli altri, fatturati da Dublino? E poi quali e quanti costi caricherà? L`Agenzia delle entrate farà il suo mestiere. Ma con la web tax al 6% avremo un gettito pieno e garantito: Facebook potrebbe compensare con il credito d`imposta solo gli oneri fiscali e contributivi che sostiene in Italia, Iva esclusa. Oggi non paga nulla. Domani, in un modo o nell`altro, pagherebbe il 6%. Con l`emendamento Boccia sei volte meno».
Ha manifestato un timore. Come esorcizzarlo?
«Anzitutto, con una presa di posizione chiara del segretario del Pd a sostegno del governo. Faccio un appello alla volontà di leadership e al senso di responsabilità di Matteo Renzi verso il Paese che si è posto all`avanguardia in Europa nel contrasto all`elusione fiscale delle Over the top. Diversamente, il governo non potrà accettare un`addizionale Iva ma, al tempo stesso, troverebbe imbarazzante uno scontro con il relatore Boccia. Senza l`appoggio di Renzi e del Pd, il governo potrebbe chiedere alla commissione Bilancio di sopprimere la web fax in cambio dell`impegno del suo presidente a non presentare l`emendamento minacciato e non depositato. A quel punto, il servizio a Facebook sarebbe fatto. Zuckerberg pagherebbe quello che vuole e non quello che dovrebbe. Ma io credo che né Renzi, né Gentiloni, né Padoan o Boccia vogliano un simile esito. Il meglio resta nemico del bene».


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