“Alle nostre aziende, ai nostri produttori, ai nostri possibili clienti, non serve una Giornata nazionalista del Made in Italy, ma una giornata nazionale che rivolga il suo sguardo al mondo. Inutile celebrare il Made in Italy solo in Italia, serve il palcoscenico del mondo utilizzando le nostre reti diplomatiche e il Sistema Italia, come d’altronde avviene per altre ricorrenze simili come la giornata mondiale della cucina Italia, la settimana della lingua, la giornata del design. A questo decreto manca una visione strategica che avrebbe dovuto essere centrale nel decreto, ovvero la percezione, la funzione e le potenzialità che l’estero ha per il Made in Italy. Che le nostre comunità nel mondo hanno per il Made in Italy”. Lo ha detto il senatore del Pd Francesco Giacobbe nel suo intervento in aula durante la discussione sul decreto Made in Italy.
“Ci aspettavamo – ha proseguito Giacobbe – che si affrontasse la questione di come accompagnare le piccole e medie imprese, cioè l’ossatura della nostra economia, e forse la parte più genuina del nostro Made in Italy, verso l’obiettivo di raggiungere mercati esteri che, a oggi, per loro sono proibitivi. Ma nulla. Per potenziare il Made in Italy nel mondo, la lingua e cultura italiana: due elementi essenziali alla base della chimica del Made in Italy e del suo apprezzamento mondiale che, però, non sono considerati nel decreto. Come non sono considerati i 6 milioni di italiani che vivono al di là dei nostri confini nazionali e i circa 80 milioni di discendenza italiana nel mondo. Parliamo di persone che di fatto trasformano il Made in Italy da parole, da marchio, a parte integrante della vita quotidiana di altri popoli: sono loro le chiavi che aprono le porte a nuovi mercati o nuovi prodotti, ma il decreto Made in Italy li ignora totalmente. Per fortuna – ha concluso Giacobbe – il Made in Italy esisteva prima ed esiterà anche dopo, nonostante questa legge, proprio perché grazie alle nostre comunità all’estero, il Made in Italy è ormai già patrimonio del mondo”.


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