“Dobbiamo constatare che un vero confronto politico di merito sul premierato non si è purtroppo mai avviato, perché la maggioranza non lo ha mai voluto avviare.
L’unica cosa che la destra ha voluto fare è stata l’accelerazione dei lavori con la moltiplicazione delle sedute, e l’indisponibilità a mettere in discussione un testo contraddittorio che man mano che lo si analizzava appariva sempre più problematico e incompatibile con i fondamentali principi della democrazia pluralista, e della separazione e della limitazione del potere, sanciti nella nostra Costituzione.
Perché con l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, e la contestuale elezione di una “sua” maggioranza parlamentare eletta per “trascinamento” si passerà dalla primazia del Parlamento e del pluralismo che in esso trova rappresentanza e composizione, alla primazia del Governo e in particolare dell’Uno/a. Una primazia di legittimazione e una primazia di poteri del Presidente del Consiglio che modifica e stravolge la natura e la funzione del Parlamento: la composizione di quest’ultimo dipenderà infatti dalla elezione del Presidente del Consiglio, e la sua durata in carica dalla volontà del Presidente del consiglio eletto. Si determinerà così la concentrazione del potere in una sola figura, il Presidente del Consiglio, che disporrà di una maggioranza in grado di eleggere anche il Presidente della Repubblica (i cui poteri saranno comunque inevitabilmente ridotti).
Tuttavia non ci siamo rassegnati, e anche facendo tesoro delle osservazioni di coloro che abbiamo audito, abbiamo cercato – attraverso l’illustrazione degli emendamenti – di approfondire, di far emerge le contraddizioni, i presupposti culturali (illiberali e organicisti) e soprattutto gli effetti negativi della proposta di riforma.
Qual è stata la risposta? Di nuovo il silenzio o peggio il rivendicare la forza dei numeri e il diritto di approvare ciò che la destra voleva perché lo aveva promesso ai propri elettori e aveva vinto le elezioni.
La risposta, o se vogliamo il silenzio alle nostre critiche e considerazioni, sta probabilmente nello scambio tra autonomia differenziata e premierato che la maggioranza ha siglato: un patto che impedisce alle forze che sostengono il governo di discutere liberamente e nel merito di ciascuno dei due provvedimenti.
Non ci stancheremo di dire al Governo e alla sua maggioranza di fermarsi e di aprire un confronto vero che prenda sul serio e provi a superare le molte e pressoché unanimi critiche che sono state sollevate dagli auditi e dalla comunità scientifica, e soprattutto, alla vigilia della festa della liberazione, riaffermiamo la convinta adesione alla Costituzione e ai fondamentali principi che in essa sono sanciti a tutela del pluralismo e della limitazione del potere, perché, come ben sappiamo, se tali principi non sono garantiti non c’è libertà e non ci sono diritti”. Così il senatore Andrea Giorgis, capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama dopo il via libera della commissione al provvedimento sul premierato.


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