Senatore Giorgio Tonini, perché ha votato contro la decadenza di Minzolini, se la legge prevede che decada?
«Premessa: io la legge Severino l`ho votata, convintamente. E non sono pentito. Prevede non il diritto, ma il dovere di guardare dentro i singoli casi. C`è scritto che la Camera di appartenenza “giudica”, non che “applica”. Questo ho fatto. Ho avuto il dubbio. E ho votato contro la decadenza».
Berlusconi l`avete “espulso” dal Senato: cosa c`era di diverso?
«Lì c`era una frode fiscale, qui un abuso con una carta di credito. Aveva restituito i soldi alla Rai. Ha vinto la causa civile, la Corte dei conti non ha avuto nulla da eccepire. Ha vinto in primo grado. In appello, invece, due anni e mezzo. Il dubbio mi è venuto. E in dubbio, “pro reo”. Bisogna essere severi con se stessi, ma se si tratta di un avversario, il dubbio deve essere ancora più forte».
Per Delrio la libertà di coscienza è stato un errore.
«Dissento radicalmente. Altrimenti, secondo questo principio avremmo mandato in galera Azzollini. Ricorda? Bocciammo l`arresto, poi è stato prosciolto su richiesta degli stessi pm. Allora Serracchiani parlò di un grave errore politico. Un errore confermato da pm e Cassazione…».
Nessuno scambio per la mozione di sfiducia a Lotti?
«Forza Italia non ha votato. E poi, qualcuno ricorda che quando abbiamo fatto decadere Berlusconi, era nostro prezioso alleato? Ecco, lo si tenga a mente, altrimenti finiremo per fare come i grillini: tutti in galera, a meno che non si tratti dei nostri. In quel caso, garantisti».
E però resta un problema: rischiate di sembrare quelli che per una scelta “di casta” votano contro la decadenza di un senatore, o no?
«Capisco Delrio, vivo questo clima sulla mia pelle. Nel Paese c`è un senso comune che suggerisce che il Parlamento, come dire, va punito. Mi ricorda quanto diceva Manzoni, “il buon senso c`era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”. Ecco, io non mi arrendo. Altro è modificare la Severino».
Come?
«Un ritocco. Penso ad esempio al combinato disposto di preferenze e reato di traffico di influenze, che è di incerta definizione. E penso all`autodichia».
Immagina una modifica costituzionale dell-autogoverno” delle Camere?
«Sì. Va messa in discussione, ma in modo bilanciato: i parlamentari, ma anche i magistrati, rinuncino all`ultima parola su se stessi. Decida un gran giurì della Repubblica, magari presso la Consulta».


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