“877 i progetti, 754 gli enti locali titolari di progetto, milleduecento i comuni coinvolti, 35mila 881 i posti finanziati: sono questi i macronumeri della Rete Sprar che il Decreto Salvini mette potentemente a rischio facendo saltare una delle esperienze migliori vantata dal nostro Paese quanto a accoglienza e integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati. Sono i numeri rintracciabili sul sito del Ministero degli Interni, dove ancora campeggia l’invito ‘restiamo umani’, che restituiscono la misura non solo di una rete che copre praticamente l’intero Paese da Nord a Sud vantando innumerevoli storie di eccellenza ma anche di quanto nel frattempo sia maturata e cresciuta sul campo una leva di migliaia di operatori e operatrici italiani, per la maggior parte giovani, specializzati nel campo dell’integrazione e inclusione sociale.
Lavoratori e lavoratrici che questo Decreto mette potentemente a rischio, contemporaneamente intervenendo in modo negativo anche sull’indotto generato dai centri di accoglienza.
Non è un caso se Osservatori specializzati si siano provati recentemente a valutare gli effetti economici derivanti dalla presenza dei Centri Sprar nei Comuni, rilevando la relazione positiva tra presenze Sprar e crescita del reddito imponibile, confermata dalla maggiore crescita del reddito imponibile a ogni ulteriore presenza.
Non si tratta dunque, non solo, di considerare attentamente quanto dichiarato dal vicepresidente dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione Gianfranco Schiavone quanto ha sottolineato che cancellare l’unico sistema pubblico di accoglienza che funziona appare come uno dei più folli obiettivi politici degli ultimi anni. Si tratta di denunciare già adesso insieme al depauperamento del sistema dell’accoglienza il rischio smobilitazione e disoccupazione per migliaia di operatori e operatrici sociali che con professionalità hanno garantito e garantiscono lavoro negli Sprar, definendo un sistema di welfare territoriale complessivo dalle ricadute importanti per la stessa comunità in cui è inserito.
Pur di dichiarare guerra ai cosiddetti clandestini, calpestando l’aiuto umanitario, Salvini dichiara guerra anche migliaia di giovani di questo Paese di cui dovrebbe invece essere fiero.
Una micidiale eterogenesi dei fini che ancora una volta, come già il cosiddetto Decreto Dignità, colpisce il lavoro e vanifica competenze e saperi”.


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