Signora Presidente, onorevoli colleghi, voglio con tutte le forze che questa legge sia un’occasione di festa per tutti.
Sì, di festa. Perché allargare finalmente tutti i diritti, dico tutti, alle coppie che, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, scelgono di vivere con responsabilità e amore un rapporto stabile e solidale è una conquista di civiltà ma per tutti. Ripeto: per tutti.
Abbiamo sentito tutti che la famiglia è cambiata. Ma tutti vogliono essere famiglia, e non potrebbe esserci prova più chiara della sua persistenza e resistenza. Eppure, invece di essere festeggiata questa legge è diventata ancora una volta occasione di scontro furioso, di quel bipolarismo etico che speravamo facesse parte di una stagione ormai passata. È invece una paralizzante polarizzazione che non esprime, cari colleghi, non traduce il sentimento della maggioranza delle persone, che nelle esperienze affettive hanno meno certezze adamantine, meno blocchi ideologici.
Le stesse comunità omosessuali sono articolate, non monolitiche, non caricaturali come le rappresentano certe lobby, privilegiate e interessate; così come i cattolici non sono tutti conservatori, non si ritrovano più in un modello idealizzato di famiglia modello Mulino Bianco.
Sarebbe stato bello (e spero lo sia ancora) che la politica desse voce e percepisse queste sensibilità dell’Italia reale, invece di essere megafono delle contrapposizioni ideologiche. Perché non è stato detto, ma è bene ricordarlo prima che si entri nel vivo delle votazioni, che il nostro ritardo sui temi bioetici in questo Paese non è dovuto allo scontro tra laici e cattolici ma molto di più dall’uso strumentale che la politica ne ha fatto. Per calcolo e cinismo, per interesse opportunistico e non per convinzione.
E io voglio sperare che il voto segreto non nasconda queste miserie. Non strumentalizzate, perché noi del Partito Democratico che siamo in dissenso su alcuni punti di questa legge, che ora illustrerò, non facciamo giochetti, siamo trasparenti e abbiamo sempre condotto questa battaglia con trasparenza. Non strumentalizzate quindi voi temi così delicati per calcoli politici.
E veniamo al punto di merito. Molti di noi, laici e cattolici, avevano presentato già all’inizio della legislatura un disegno di legge che prevedeva tutti i diritti alle coppie omosessuali (cioè la prima parte di questo disegno di legge ora presentato) lasciando fuori il tema delle adozioni da trattare in un’altra sede. In tutti i Paesi del mondo che ahimè ci hanno preceduto, infatti, queste leggi hanno visto due tappe, come del resto quella tedesca alla quale la nostra si dovrebbe ispirare.
La famosa legge lebenspartnerschaft implica due fasi: la prima, quella di tutti i diritti e la seconda, venuta molti anni dopo, quella delle adozioni o, comunque, della registrazione dei figli. Ma cosi non è stato. Noi abbiamo chiesto questo, ma così non è stato.
Ecco, molti di noi in questa Aula e moltissimi nel Paese credono che la stepchild adoption, che è l’esito del nostro dissenso, nella sua versione attuale non si limiti, a riconoscere tutti i diritti ai bambini che già vivono all’interno della coppia (come è sacrosanto) e a dare tutti i doveri al partner del genitore naturale (perché è dei bambini avere diritti ed è dei genitori avere doveri). Perché su questo siamo tutti d’accordo. E lasciatemi dire che è più che irrispettoso, attribuire a chi critica l’articolo 5, come facciamo, noi poca considerazione per la tutela dei figli già nati. Ecco, questa è una falsità piena guardate ogni polemica è accettabile, ma non strumentalizzare i bambini. Questo io non lo accetto assolutamente.
Chi di noi sostiene l’affido rafforzato (e siamo in tanti) pensa che sia una mediazione che garantisca di più i diritti dei bambini perché garantisce a entrambi i partner tutte le funzioni genitoriali, anche in caso di morte e di separazione, tenendo presente, per il futuro, non per quelli già esistenti, la differenza, fondamentale che esiste tra il crescere i figli e il procrearli che per me è una distinzione fondamentale.
Sulla stepchild adoption convergono alcune critiche e perplessità diverse, alcune forti e alcune meno, e di diversa natura. Prendo le due più consistenti, che non riguardano certo solo i cattolici.
C’è chi pensa che l’adozione del figlio preesistente legittimi la omogenitorialità, il fatto tanto dibattuto che il bambino avrebbe il diritto ad avere un padre e una madre. Su questo sono diverse le posizioni, tutte legittime. Cosi come è divisa la comunità scientifica. Anche qui eviterei di brandire l’un contro il pedagogista di turno, che si schiera da una parte o dall’altra. La verità è che su questo le prove sono poche, perché i bambini sono pochi e perché gli esperimenti sono recenti e chi è più serio nella comunità scientifica li sospende. Sono però posizioni entrambe sacrosante entrambe.
C’è poi una seconda considerazione critica della stepchild adoption, niente affatto pretestuosa, che per me è essenziale e riguarda il futuro, quella cioè legata al procreare.
L’argomentazione che la stepchild adoption introdurrebbe il ricorso alla maternità surrogata è stata strumentalizzata ai fini di boicottare la legge e questo è inaccettabile, ma che non c’entri, come è stato detto anche autorevolmente negli interventi che mi hanno preceduto, non è vero e si sarebbe più credibili se, criticando questa ipotetica strumentalizzazione, che da parte nostra on c’è, non si rispondesse glissando, dicendo che non c’è nessun rapporto tra la stepchild adoption così come è e la maternità surrogata. È ovvio che vi fanno ricorso in misura maggiore gli eterosessuali, è ovvio che in Italia è negata, è pero altrettanto ovvio che con l’attuale formulazione della stepchild adoption una coppia gay è legittimata come condizione, non come opzione od eccezione, ad utilizzare l’utero di una donna straniera (frutto di sfruttamento o di dono, questo si pone in un altro punto della discussione), tornare in Italia, fare l’unione civile e iniziare le pratiche di adozione. Questo è un dato di fatto.
Se per i bambini già nati non si dovrà mai sindacare la provenienza (ci mancherebbe!), per i bambini futuri i legislatori devono fare uno sforzo di fantasia per trovare la forma ed il modo di intervenire, così come, ovviamente, per le coppie eterosessuali che vi fanno ricorso.
Bisogna essere chiari e franchi su questo, e pochi lo sono stati. Penso, tra i pochissimi, al collega Sergio Lo Giudice, a Ivan Scalfarotto e a Emma Bonino, che con onestà e chiarezza hanno rivendicato che la pratica della maternità surrogata, qualora sia una libera scelta, è non solo accettabile ma da valorizzare. Una posizione chiara, che rimanda a un umanesimo legittimo, ma che non è il mio, che non è il nostro, che non fa parte della tradizione della sinistra italiana, quella umanista e non quella positivista. (Applausi dal Gruppo PD).
Questo dobbiamo dircelo: so benissimo che la maggioranza la pensa in un altro modo e che il lallare del tempo è un altro, però – e mi rivolgo soprattutto alla senatrice Finocchiaro – non possiamo dire che queste scelte fanno parte della tradizione della sinistra.
E allora, delle due l’una: o si ammette che sia giusto procreare – non dico allevare e crescere, che si può discutere – usando il corpo delle donne, posizione che rispetto ma che non condivido, o si trova, tutti insieme, una forma che stigmatizzi queste pratiche firmata da tutti.
Abbiamo un emendamento che ribadisce quanto già previsto dalla legge n. 40, una legge che essendo ormai del tutto screditata va rimessa a punto. Facciamolo tutti insieme, naturalmente anche per le coppie eterosessuali, che vi ricorrono maggiormente.
Già sarebbe utile distinguere tra sfruttamento disumano e consenso femminile. Sappiamo che proibizionismo e pene non saranno mai un argine definitivo quando il desiderio diventa cosi potente da non fermarsi davanti a nessun limite, ma troviamo – e ringrazio molto la senatrice Finocchiaro di aver capito e aver recepito questa istanza e la sua motivazione forte – una soluzione che stigmatizzi questa pratica, come stanno facendo, a livello internazionale, i movimenti che si battono per i diritti di chi davvero non ha voce e protezione. Perché questa è la scommessa dei diritti, oggi: le nuove battaglie dei diritti stanno li, non nel proclamarli in modo pletorico ma facendosi carico di chi non ha voce.
È chiaro che alla condanna della procreazione sullo sfruttamento della donna-madre, deve seguire un’organica riforma delle adozioni che le faciliti e da fare in tempi certi.
La condizione morale e materiale di centinaia di migliaia di bambini nel mondo, di bambini e non di adulti desideranti del nostro mondo ricco, richiede un diverso rapporto con l’infanzia, che non può più essere quello del secolo scorso.
Diamo un altro senso alle adozioni, rendendole più aperte. Apriamole, cari colleghi, apriamole con la legge e con il cuore.
Mi avvio a concludere, signora Presidente. Non so come andranno le nostre votazioni. Comunque andranno, voterò questa legge. Per più di due anni ho cercato di migliorarla, di convincere i colleghi ad avere più prudenza e meno confusione sul tema delle adozioni, l’ho fatto insieme ad altri, che qui ringrazio. L’abbiamo fatto con convinzione, in buona fede e con spirito costruttivo.
Non siamo stati ascoltati, a volte addirittura derisi come minoranza residuale, ma sono lo stesso molto contenta di averlo fatto con loro, per avere allargato la riflessione ad alcuni principi irrinunciabili, come quelli della difesa del corpo femminile, e per i diritti concreti dei bambini, per avere segnalato il rischio politico che su temi così importanti occorre tenere unito e non diviso il Paese.
Non dunque per pontificare, per togliere diritti, per reprimere ed essere prescrittivi, come ci è stato rimproverato.
Al di là di ogni risultato, se siamo riusciti ad aggiungere anche un minimo o solo un pezzettino di consapevolezza alla nostra discussione, beh, colleghi, sono contenta e molto orgogliosa di averlo fatto. (Applausi dal Gruppo PD).


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