«È un danno che Renzi abbia lasciato il Pd». Andrea Marcucci, il capogruppo dem al Senato, toscano della Garfagnana, tre settimane fa ha accolto nel relais della sua famiglia la scuola di formazione per giovani dell`ex segretario. Per dire, dell`amicizia personale e politica che li lega. Ma non lo ha seguito nella scissione. E nella riunione dei senatori dem si è commosso parlando della sua lealtà al Pd.
Marcucci, nell`assemblea del gruppo dei senatori dem, lei ha pianto?
«Mi sono commosso, è comprensibile in giornate complicate in cui si prendono decisioni che hanno una componente emotiva. La cosa più dolorosa è l`allontanamento dal gruppo, dalla nostra comunità, di un numero così ampio di persone che stimo. Non è un momento anche umanamente semplice».
Cosa l`ha ferita di più? Che qualcuno sospetti lei possa essere il cavallo di troia renziano nel Pd?
«Mi ha ferito il dubbio di qualcuno come se io avessi mai fatto cose al servizio di qualcun altro. Ci tengo molto alla mia linearità di comportamento e lealtà».
Lei resta nel Pd, perché?
«Sì, resto. Sono tra quelli ancora convinti che sia valido e attuale il progetto dei Democratici di mettere insieme i migliori riformismi del nostro paese, incluso quello liberai democratico che ho sempre rappresentato».
Che ha rappresentato insieme con Renzi.
«Sono compagno politico della prima ora di Matteo e amico. Il rapporto di amicizia è ancora solido. Ma, detto questo, reputo che sia stato uno sbaglio la sua decisione di arrivare a una scissione».
Ha cercato di dissuaderlo?
«Ho parlato con lui. Rispetto le opinioni e le decisioni altrui: lui la pensa diversamente, ha un progetto politico, ma io mi sento libero di prendere decisione diverse».
Torneranno D`Alema e Bersani ora che Renzi è andato via?
«Penso di no. Non credo affatto si possa tornare al Pds».
Non teme insomma si canti Bandiera rossa? Se si tornasse alla “ditta”, lei andrebbe via?
«Io mai cantata, però ognuno canta quello che ritiene. Sono convinto che il progetto del Pd ci sia ancora e sono disponibile a battermi perché vada avanti. È chiaro che se ci fossero certe scelte, tutto cambierebbe».
Sono per ora 13 senatori che andranno via con Renzi e saranno decisivi per la maggioranza giallo-rossa. Lei continuerà a fare il capogruppo del Pd?
»La mia scelta è a prescindere dalla posizione di capogruppo. Se il gruppo riterrà che sia io la persona migliore a svolgere questo ruolo, sono disponibile e volentieri. Altrimenti non ho nessun tipo di problema a fare il senatore semplice».
C`è il rischio che la maggioranza di governo sia più instabile?
«La maggioranza di governo può diventare più complicata nella gestione ordinaria, ma la parola di Renzi è chiara».
La strada di Renzi e la sua si dividono momentaneamente o per sempre?
«È evidente che i due progetti politici sono distanti. Ho difficoltà a ipotizzare una ricongiunzione in tempi brevi e medi. Anche se mai dire mai nella vita».


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