La fine del 2016 e l’inizio del 2017 sono stati segnati da tragici attentati che hanno colpito Berlino e le città turche seminando morte, dolore e paure.
Questa volta abbiamo sentito ancora più vicino il pericolo terrorista. E vicino a noi – in piena notte, a Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese – è stato fermato e ucciso l’attentatore di Berlino.
Quello che è successo a Sesto San Giovanni dimostra come nel nostro Paese ci siano ottime capacità di indagine e di prevenzione e una rete di controllo del territorio, da parte delle forze dell’ordine, che funziona.
Non è stato il frutto di un colpo di fortuna, come hanno subito detto quelli a cui piace pensare al nostro come ad un Paese in cui non funziona nulla. Così come non sono stati colpi di fortuna i numerosi interventi che hanno consentito di trovare e condannare o espellere centinaia di persone che tentavano di reclutare terroristi o preparavano attentati, o come non lo è stato il fatto che grandi eventi, quali Expo e il Giubileo, che hanno messo l’Italia al centro del mondo, si siano svolti senza episodi di terrorismo.
La verità è che le prove difficili che l’Italia ha dovuto affrontare – dalla lotta al terrorismo interno negli anni ‘70-80, al contrasto alle mafie – hanno consentito di creare professionalità ed esperienze, modalità di azione e, soprattutto, di indagine che oggi ci consentono di fare bene prevenzione anche contro il nuovo terrorismo. La stessa scelta, fatta dallo scorso governo, di far coordinare dalla Direzione Nazionale Antimafia anche l’azione contro il terrorismo evidenzia quanto oggi possano essere utili le esperienze originali maturate in anni difficili per il nostro Paese.
Abbiamo, quindi, istituzioni che funzionano bene, come è stato dimostrato da queste vicende, ma la situazione richiede che si prosegua nel mettere in campo ulteriori misure per sventare attentati e combattere il terrorismo islamico.
In questo senso vanno lette sia le maggiori misure di sicurezza già messe in atto per prevenire stragi come quella di Nizza o di Berlino (con i blocchi sulle strade e i maggiori controlli nei luoghi sensibili), sia la maggiore attenzione che si è deciso di dedicare a ciò che succede nelle carceri e sul web, dopo che si è reso evidente che ci sono molti casi in cui i luoghi di detenzione e la rete sono stati utilizzati per radicalizzare alcune persone e reclutarle nelle organizzazioni legate all’Isis.
In tutto questo scenario, fare l’equazione immigrazione-terrorismo serve solo a chi ha scelto di fare politica alimentando paure e agitando capri espiatori anziché assumersi la responsabilità di affrontare concretamente i problemi. Così come confondere chi scappa da una guerra e chiede asilo con chi viene in Italia per delinquere o, semplicemente non ha diritto a restare nel nostro Paese, non aiuta a risolvere i problemi ma anzi crea le condizioni per alimentare conflitti, divisioni e paure.
È giusto, invece, introdurre norme per rendere più rapide e fattive le espulsioni degli irregolari, come recentemente il governo ha deciso, per dare più sicurezza ai cittadini oltre che garantire la legalità.
La scelta di realizzare nuovi CIE più piccoli, uno per Regione, in cui gli irregolari vengano trattenuti per poi essere rimpatriati nel giro di pochi giorni, grazie a processi di identificazione più rapidi, potrà dunque essere efficace se rispettosa dei diritti umani. È evidente, quindi, che i nuovi CIE dovranno essere una cosa diversa da ciò che si è conosciuto in passato.
Liquidare anche questa nuova iniziativa – gestita direttamente dalle forze dell’ordine e dalle Prefetture e utile per accelerare e aumentare le espulsioni di chi non ha diritto a stare in Italia – come foriera di corruzione e malaffare è lo slogan di chi non ha argomenti e considera ogni cosa inesorabilmente inutile e sporca.
Purtroppo, anche su questo la polemica politica fa dire cose senza senso, soprattutto a chi non distingue o finge di non distinguere tra centri come i CIE, dove le persone vengono private della libertà e vengono trattenute, e i centri di accoglienza dove risiedono persone che attendono di sapere se la propria richiesta di asilo è stata accettata.
È inaccettabile, però, che chi vorrebbe governare questo Paese, come il Movimento 5 Stelle, anziché guardare al lavoro prezioso che svolgono tante cooperative e associazioni che assicurano assistenza con efficienza e solidarietà e anziché lavorare su controlli di qualità e di legalità per evitare si ripetano episodi di malaffare, preferisca solo sottolineare gli episodi negativi, utilizzandoli per teorizzare che è meglio non fare niente o per fare propaganda.


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