Franco Mirabelli, senatore del Pd, come risponde allo sconcerto suscitato dall’invio ai domiciliari di esponenti di spicco della malavita organizzata?
“Quello che è accaduto è grave, preoccupante e inquietante. Ma le responsabilità non risiedono nel provvedimento emanato dal Governo. Nelle case di reclusione del nostro Paese c’è un sovraffollamento enorme ed era giusto intervenire perché se il Coranavirus si fosse diffuso nelle carceri sarebbe stato un disastro: da qui si parte. Detto questo, il decreto prevedeva che potesse essere mandato ai domiciliari col braccialetto per controllarne i movimenti, chi avesse ancora 18 mesi di carcere da scontare, non chi fosse stato condannato all’ergastolo o chi avesse condanne per mafia. Mandare a casa Zagaria non era nello spirito del provvedimento approvato dal Governo”.
Però è successo questo.
“E’ successo ma la responsabilità dell’esecuzione penale è in capo al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), che ha dimostrato di non essere all’altezza di gestire questa situazione. Per questo i vertici del Dap sono già cambiati”.
Ma ora si sta ipotizzando un nuovo decreto per far rientrare in carcere i boss mafiosi: quel che si dice “correre ai ripari”.
“Era doveroso un intervento da parte del Governo. Ma al di là del cambio dei vertici del Dap, deciso dal ministro Alfonso Bonafede, è già stato approvato un decreto che prevede il coinvolgimento dell’Antimafia nel valutare le scarcerazioni, poi c’è il decreto al quale accennava lei, che servirà a dare ai magistrati di sorveglianza la possibilità di trasferire in altre strutture, o comunque di riportare all’interno del circuito penitenziario, chi è stato inopportunamente mandato ai domiciliari”.
Quanto ci vorrà perché questo decreto sia approvato?
“Se nei prossimi due o tre giorni si riuscirà a licenziare il decreto aprile, ora diventato decreto maggio, la misura sulle scarcerazioni sarà inserita lì dentro, altrimenti si vedrà come muoversi. Ma non c’è tempo da perdere.


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