Signor Presidente, il dibattito sul disegno di legge sulle unioni civili ha preso una curvatura a cui troppo tardivamente si sta cercando di porre rimedio, in un sistema mediatico più attento allo scoop e alle bagatelle interne a ciascun partito che non alla sostanza dal problema.

Oggi ci troviamo a discutere – e spero ad approvare – un disegno di legge che sancisce le unioni civili per tutti, uomini, donne, persone omosessuali: davvero per tutti, di fronte ad un diritto finalmente egualitario, tardivo nel nostro Paese, troppo tardivo in un Paese che ha fatto il grande balzo di civiltà con il divorzio e l’interruzione volontaria di gravidanza. Queste pari opportunità per tutti sono costituzionali fino in fondo, e il dibattito che c’è stato in questi giorni ha deviato in qualche modo lo spirito di questo provvedimento.

Ho sentito parole in quest’Aula che ci fanno tornare indietro di cinquant’anni. Le unioni civili sono certamente un’alternativa civile al matrimonio: certo, è così. Ciascuno di noi può pensarla come vuole; personalmente non avrei avuto nulla in contrario all’affermazione del matrimonio anche per le coppie omosessuali, ma capisco che ci sono vincoli di carattere costituzionale. Benissimo. Procediamo con le unioni civili.

E qui è stata fatta la prima obiezione: se noi affermiamo le unioni civili, nessuno si sposerà più. È già così: il numero dei matrimoni è sceso drasticamente nel nostro Paese e, forse, qualche domanda dovremmo farcela. Ma, a parte questo, le persone sono libere di non sposarsi per i più diversi motivi: non si vogliono sposare perché hanno un fallimento alle spalle e non vogliono ripetere l’esperienza del matrimonio; non si vogliono sposare perché preferiscono convivere; non si vogliono sposare perché la loro vita è più semplice rimanendo in unione civile e non in un matrimonio. Insomma, il mondo è vario e nessuna legge potrà mai imporre l’autenticità di un legame. La legge non può e non deve entrare nelle scelte private, nelle camere da letto e nella libertà di ciascun individuo. Noi non stiamo facendo con questo disegno di legge una concessione alla diversità. Vorrei che fosse chiaro. Prendiamo solo atto che il mondo è cambiato. Quindi, abbiamo per di più una legge un po’ più arretrata rispetto a come è messa la società italiana, ma neanche questo va bene. È un vezzo tipicamente italiano quello di pensare che le leggi debbano essere improntate prevalentemente ai divieti: la cosa importante non è cosa stiamo affermando, ma cosa dobbiamo assolutamente vietare. Io credo invece che il tema sia il rispetto della dignità delle persone.

Non c’è un solo tipo di famiglia. Non so se ve ne siete accorti girando per le vostre città e nella vostra vita quotidiana. Non c’è un solo tipo di famiglia; ci sono tante e diverse famiglie. La carta dei valori fondativa del PD, che per me rimane un vincolo d’adesione al mio partito, parla chiaramente di diversa condizione delle famiglie. Ci sono famiglie fatte da più persone ormai. Sono famiglie allargate e allora lì i diritti come sono? Come li misuriamo? Ci sono famiglie formate da legami da affetto tra persone dello stesso sesso senza che vi sia sesso perché ci sono dei legami, per esempio, tra persone anziane di mutuo soccorso e quella non è una famiglia? Certo, è una famiglia anche quella. (Applausi dal Gruppo PD). Stiamo attenti a dire che la famiglia si identifica con il matrimonio e con la generazione dei figli. Le coppie sterili? Un uomo e una donna che si sono sposati e non hanno potuto avere figli sono uniti in matrimoni di serie B? Hanno diritto di serie B? Attenti a dire che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre. Le famiglie monoparentali? Le ragazze madri? Serie B, anche quelle. E gli orfani? I bambini che nascono e perdono il padre e la madre? Serie Z, immagino. Non confondiamo le opinioni personali di un pediatra, come è stato affermato chiaramente, per la verità assoluta. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Bencini). La genitorialità è fondata sulla stabilità delle relazioni, sull’affetto e sulla dedizione. Ci possono essere un padre e una madre e ci possono essere violenze e incesti. Come sappiamo, nel nostro Paese il 92 per cento delle violenze avviene nel segreto della famiglia. Allora, servono stabilità di relazione, affetto e dedizione per i propri figli e progetti educativi. Lo dice benissimo il presidente della società di psichiatria Claudio Mencacci e oggi lo dice altrettanto bene con altre parole Claudio Magris. Invito a leggere quell’articolo, anche a quelle persone che nella vita hanno visto dei western e hanno visto il reazionario John Wayne allevare un bambino trovato nel deserto. Insomma, la genitorialità biologico-riproduttiva va distinta da quella relazionale e affettiva. Non c’è niente da fare. È così perché la scienza, le tecnologie e l’epoca, che ci ha fatto passare dalla sessualità senza procreazione alla procreazione senza sessualità, ci porta in quella direzione. La cura della sterilità attraverso la procreazione medicalmente assistita, la cura di malattie, la non trasmissione ai propri figli malattie, il diritto genitorialità, come affermato dalla Corte europea, sono valori fondanti nel nostro Paese. Certo, esiste la legge n. 40.

La legge n. 40 del 2004 norma questi aspetti, in modo assolutamente scellerato. La Corte costituzionale ha emanato una serie di sentenze e in Commissione abbiamo già incardinato la riforma della legge n. 40, perché a tali sentenze dobbiamo ottemperare, piaccia o meno agli alfieri della famiglia e dei figli fatti in modo naturale. Non si capisce bene, però, che cosa sia la natura: anche gli occhiali potrebbero essere considerati illegali, perché sono evidentemente una protesi non naturale. Abbiamo dunque incardinato questo disegno di legge e ritengo sia quello l’ambito in cui discutere tale tema, senza evocare fantasmi che non esistono. È quello l’ambito in cui discutere se e come vogliamo rafforzare il divieto – che condivido – dell’utero in affitto e della maternità surrogata. Sono d’accordo con quel divieto e, tuttavia, vorrei che non scempiassimo l’organicità del diritto, infilando il rafforzamento di un divieto in una legge in cui non c’entra assolutamente niente, se non come futura e possibile eventualità. Tale pratica è già vietata dall’articolo 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004: quello è il luogo giusto in cui discuterne.

Vorrei ricordare al ministro Lorenzin, con la quale sono d’accordo su molte cose, che il registro dei gameti e la trasparenza nel campo della donazione li ha voluti questo Parlamento e non il Governo. Ci tengo a dirlo (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Simeoni). Cerchiamo di mantenere ciò che questo Parlamento, all’unanimità, ha fatto di buono. Il Ministro non faccia l’equazione tra maternità surrogata e fecondazione eterologa, perché ciò è scientificamente sbagliato (Applausi dal Gruppo PD e delle senatriciSimeoni e Bencini). Di certo sono contraria ad un utilizzo del corpo della donna come contenitore, ma ricordo bene che la richiesta della donne come contenitore – ritornando al diritto romano – venne posta esattamente da chi intervenne sulla legge n. 40 del 2004, per giustificare l’elemento di naturalità nella procreazione. Sono contraria, per la dignità delle donne, e tuttavia sono improntata ad un diritto mite. Non credo e non sono convinta che si possa negare quel potere irriducibile di generazione che viene dato alle donne. Se una donna vuole procreare, può farlo: non se ne accorgerà nessuno e nessun capirà con qual tecnica lo si è fatto. È chiaro? Penso che vi sia chiaro. Il problema riguarda allora gli uomini e, se riguarda gli uomini, evidentemente dietro c’è il pregiudizio. Ci si chiede: chissà due uomini con un bambino che cosa possono fare? Chiederselo è triste, squallido e fuori dal tempo. Credo che si debba normare la materia, credo che si debba anche rafforzare il divieto, ma in un ambito di supporto e rispetto della dignità umana. Lo voglio dire, signora Presidente, al collega Formigoni, che chissà quanto si è divertito a scrivere su Facebook, parlando di checche di vario genere. Complimenti! (Applausi dal Gruppo PD e delle senatrici Bottici e Simeoni).

Infine ci sono i bambini, questi bambini trattati sì come pacchetti, tirati da una parte e dall’altra, che il diritto vorrebbe arbitri del loro destino quando sono troppo piccoli per decidere del proprio destino. In questo sta anche il significato alto della genitorialità e anche dell’intervento della magistratura. La famosa stepchild adoption – se magari usassimo termini italiani sarebbe meglio – è un inizio. È un inizio, che non porterà necessariamente tutti a fare le scelte peggiori. (Richiami della Presidente). Ho concluso, signora Presidente. È però un inizio importante, anche perché sappiamo che il percorso dovrà comunque concludersi con un provvedimento che riguardi le adozioni. Lo sappiamo perfettamente tutti.

Concludo con una citazione dal professore Lingiardi e dal suo libro, intitolato «Citizen gay», che parla di affetti e diritti, la cui lettura consiglio a tutti coloro che pensano che il mondo sia una scatoletta chiusa.

Lui cita il Candide di Voltaire facendo riferimento all’opera musicale di Leonard Bernstein.

Vi leggo l’ultimo pezzo, sono pochissime righe, Presidente. Alla fine i vari personaggi entrano in scena e dicono: «Che i sognatori sognino pure i mondi che preferiscono, l’Eden non si può trovare. I fiori più dolci, gli alberi più belli, hanno radici nel terreno solido. Non siamo puri, né saggi, né buoni. Faremo del nostro meglio. Costruiremo la nostra casa, taglieremo il nostro bosco e coltiveremo il nostro giardino». Quel giardino non è luogo privato ma è il luogo dell’avanzamento civile di questo Paese. (Applausi dai Gruppi PD e Misto).


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