La scomparsa di Ben Alì, seppellito nella sua Medina come aveva voluto da vivo, arriva quasi profeticamente a segnare il nuovo corso tunisino.
Una stagione certo nuova ma piena di incognite, tutte di grande interesse e impatto geopolitico per l’Italia.
Su 6.600 migranti sbarcati in Italia da inizio anno, il Viminale ne conta oltre 1.700 dalla Tunisia e un numero impressionante di persone, forse decine di migliaia si ammassano nelle regioni di Tatouine e Medenine, pronti a salpare.
Solo la Mezzaluna rossa dichiara di averne prese in carico 10.000.
Non tutti sono tunisini ma anche rifuguati dal conflitto libico e dunque una polveriera pronta a esplodere che ha nell’anarchia di guerra libica e nella vacatio di potere in Tunisia due detonatori straordinari.
Ecco una delle tante ragioni per cui seguire la partita tunisina. Un Paese storicamente amico, prossimo geograficamente e pericoloso quando instabile.
Lontani i tempi in cui il discusso ma dotato leader Bourguiba, sulla scia di Atatürk, modernizzava il paese islamico all’insegna del diritto e della cultura laica francese e occidentale e tendeva la mano all’Italia che, con Andreotti prima e Craxi dopo, puntava sul Mediterraneo come mare strategico.
Lontani persino i tempi del primo Ben Alì, in sella dopo un colpo di stato incruento facilitato dal lavoro della nostra intelligence, e amico determinato dell’Italia.
La sua troppo lunga e oppressiva dittatura, la corruzione, la crisi economica e le primavere arabe rendono davvero lontani quei giorni.
Chi assumerà il potere nella nazione costiera nord africana?
Difficile ancora dirlo.
Ma una cosa lascia ben sperare.
La transizione della Tunisia verso la democrazia appare solida, per quanto caotica ed embrionale.
26 candidati alle presidenziali, poca o nessuna violenza politica, confronti tv all’americana paiono far sperare un consolidamento degli istituti democratici, seguiti alla morte di Essebsi.
Il 6 ottobre il popolo sceglierà tra un anchorman populista in galera per corruzione e un conservatore senza un vero e proprio partito.
Non certo il massimo come confronto.
Ma è la prima vera elezione democratica nel paese e un banco di prova che dal giorno dopo fidiamo possa conferire una stabile interlocuzione politica tanto preziosa per l’Italia e per il mare nostrum.


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