Puglisi, marchigiana di Fano, senatrice del Pd, da aprile presidente della commissione sul femminicidio. Neanche stavolta sono bastate le denunce.
«Vogliamo capire com`è andata a Teramo, sentiremo l`avvocato. Ma non possiamo dare il messaggio, `chi presenta querela, muore`».
La protezione, come?
«Quando una donna si rivolge alle forze di polizia, dev`essere fatta immediatamente un`analisi del rischio. Dev`essere messa in sicurezza».
Già tutto scritto nel decreto 119 del 2013. Però…
«Intanto bisognerebbe che le procure seguissero le indicazioni del Csm, risalgono al 2010 e spesso sono disattese. Dobbiamo riorganizzare gli uffici giudiziari».
Come?
«Servono sezioni specializzate di magistrati, pool dedicati che seguano in modo attento i casi di denuncia. Ci sono diverse esperienze: in Emilia Romagna a Parma, poi a Milano e a Roma».
«In modo attento»: fa già intendere molto.
«Capisco che nel mare magnum delle denunce ci possano essere sottovalutazioni. Oggi una donna presenta querela, si apre un fascicolo che viene assegnato a un pm. Se dopo dieci giorni torna a sporgere un`altra querela, quell`atto rischia di finire in un altro fascicolo e di essere assegnato a un altro pm».
E questo succede perché non esistono i pool.
«Esatto. Così scattano in ritardo le misure di protezione. In commissione stiamo ascoltando tutte le voci. Ministri, forze dell`ordine, medici del pronto soccorso…».
L`obiettivo?
«E nostro dovere capire cosa non funziona. Nella relazione al Parlamento, a fine legislatura, indicheremo anche le soluzioni».
Quindi darete indicazioni ai magistrati. Ma perché dovrebbero darvi retta?
«Innanzitutto perché siamo un`istituzione, una commissione d`inchiesta. Vogliamo dialogare con la magistratura».
Dopo Teramo c`è chi in rete invoca il braccialetto elettronico. Ma con scariche elettriche.
«Quello sarebbe tortura. Invece esistono sistemi acustici che avvisano la donna e le forze dell`ordine quando il persecutore violi il divieto di avvicinamento».
D`accordo, ma quante volte è stato usato?
«Non lo sappiamo. E previsto dal decreto 119 come uno degli strumenti di protezione a tutela della vittima. Nelle nostre audizioni cercheremo di capire perché non viene usato».
Dovrebbe essere utilizzato in funzione preventiva?
«Senz`altro a seguito di una denuncia. Non ne faccio una battaglia ideologica. Se un magistrato ritiene che possa essere utile per proteggere una donna, non ho nulla in contrario. Ma serve una pluralità di strumenti. Innanzitutto l`educazione di ragazzi e ragazze all`affettività. E centri antiviolenza per gli uomini».
Resta la mattanza.
«Un femminicidio ogni due giorni, 117 nel 2016. Le donne devono essere protette di più. L`Italia è stata già condannata dalla Corte di Strasburgo al risarcimento delle vittime. E c`è la storica sentenza di Messina».
Lei aveva denunciato il marito per 12 volte, lui l`ha uccisa, lo Stato dovrà risarcire i figli.
«E la presidenza del Consiglio si potrà rivalere sui magistrati».
L`Italia è anche un paese di orfani da stalkeraggio.
«La legge è arrivata al Senato. Faccio un appello a tutti: approviamola nel più breve tempo possibile».


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