Dicevo ogni giorno messaggi che mi chiedono di non votare il DDL Cirinnà. Spesso gli scriventi concludono i loro democratici ragionamenti `nvitandomi a “vergognarmi” (o peggio). Mi sono chiesta di cosa dovrei dunque vergognarmi. Di avere dubbi? Di fare un ragionamento completo preferendolo a conclusioni semplicistiche? Non è forse vero che siamo l`ultimo paese occidentale d`Europa a tutelare nel proprio ordinamento le coppie omosessuali?
Non è una malattia essere gay, spero che almeno fin qui si possa concordare. 113% circa della popolazione lo è, dunque smettiamola con le ipocrisie che producono ingiustizia e talvolta una violenta omofobia. Non vedo perché non si debba concedere il riconoscimento ad una parte della popolazione che non commette alcun reato, paga le tasse, è mite e responsabile nelle proprie manifestazioni, chiedendo solo di adeguare i propri diritti a quelli di chi si ama in modo eterosessuale. Siamo al “redde rationem” e, quella che pareva un`ordinaria battaglia di civiltà dopo due precedenti tentativi falliti, sta portando allo scoperto la conservazione più dura.
Personalmente e come legislatore, una volta deciso che due persone sono nel pieno diritto di vivere come
vogliono non ledendo diritti altrui, mi pongo il problema dei figli, che già esistono. Ora, senza inutili o
con peggio dannose ipocrisie, ci diciamo pregiudizi che l`inseminazione artificiale, anche eterologa, è d`uso corrente per che decine di migliaia drcoppie italiane.
Dunque il problema per le coppie femminili non c`è, o quantomeno producono parificati le ai numerosissimi i casi è ingiustizia di coppie eterosessuali che per anni si sono recate all`estero con questo e oniofobia scopo. Se il concetto è la “naturalità” ` l`ipocrisia cade presto, perché non è attualmente il matrimonio
giuridico o religioso a garantire il concepimento.
Per le coppie solo maschili il problema c`è e ritengo obiettivamente una forzatura la pratica della maternità
surrogata. Altri paesi hanno fatto scelte diverse, di cui possiamo solo prendere atto. Va però detto, con onestà, che ad oggi la stragrande maggioranza delle coppie che fanno ricorso al cosiddetto “utero in affitto” è eterosessuale, ma stranamente o forse speculativamente M le manifestazioni di contrarietà vengono fatte solo ora. Ad ogni modo, questi casi sono illegittimi in Italia già ora e non c`è, né esisterà in
futuro, legge che promuoverà tale ipotesi come possibile.
Ultimo tema è comprendere e rispondere se, le famiglie arcobaleno, siano perfettamente in grado di educare
i bimbi propri o affidati. Anche qui vi è ampia riprova, già dimostrata da studi statistici e ricerche condotte nei paesi dove l`unione omosessuale con relativa possibilità di avere figli è normalità da molto tempo. Penso che la stepchild adoption sia uno strumento utile, ma non il più corretto. La soluzione che individuo come adeguata è la possibilità di far rientrare le coppie gay nel novero di coloro che possono attingere alle adozioni nazionali o internazionali, ritenendo l`adozione di un bimbo abbandonato come il compimento della propria unione, del proprio nucleo familiare. Nell`adozione generalizzata, il percorso già previsto, è capace di superare anche l`ulteriore dubbio, giacché prevede di verificare con attenzione le qualità dei richiedenti, per un periodo lungo. La loro situazione psicologia e la loro capacità genitoriale, come per le coppie etero, è seguita con sistematicità e accompagna l`inserimento del bimbo.
Dunque, prima di esprimerci, dovremmo considerare quanto profonda e complessa sia la questione genitoriale.
Penso sia utile, oltreché obbligatorio, per essere più giusti nei confronti di tutti e della stessa realtà, che non è mai lineare, come a volte invece lo sono i nostri pregiudizi. Il dubbio genera profondità e rispetto, la curiosità fa comprendere cose che, viaggiando con le sole nostre convinzioni o i nostri pregiudizi, non vedremmo mai. Il mondo è composto di persone, solo in secondo piano vengono le diversità e il genere o l`orientamento sessuale di ciascuno di noi. Ognuno ha la sua propria, unica storia. È fin troppo facile dividere il mondo tra normali e diversi, più difficile è voler capire e finalmente aprirsi a conoscere e a rispettare.


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